Andrea Margelletti*
Vocazione internazionale
La Polizia di Stato ha, negli anni, non solo adempiuto alle numerose funzioni che le sono attribuite all’interno del nazionale, ma ha anche giocato un ruolo rilevante all’estero grazie a collaborazioni multinazionali o bilaterali. Già nel 1949 le attività investigative portate avanti dalle autorità italiane in collaborazione con le altre forze di polizia europee e statunitensi erano numerose e si traducevano in un utile scambio di informazioni nonché nella risoluzione di numerosi casi come ben testimoniano i relativi articoli contenuti nei numeri degli Anni ’50 di Poliziamoderna. Al fine di supportare al meglio il lavoro svolto dalle forze di polizia internazionali, negli anni Sessanta il prefetto Angelo Vicari diede vita alla polizia criminale (poi Direzione centrale della polizia criminale), la Criminalpol, una divisione per il coordinamento dell’Interpol con alcuni servizi investigativi interni. Quest’ultima ha funto da colonna portante dei rapporti Italia-Interpol ed è stata in grado di far riconoscere il valore dell’operato della Polizia di Stato nei contesti esteri.
Se gli Anni ’80 erano stati caratterizzati dalla lotta alla recrudescenza del terrorismo rosso e dalla continua battaglia contro la mafia, resa più efficace dal supporto della fondazione del Comitato Italia-Stati Uniti antimafia, negli Anni ’90 al centro dell’attenzione e degli sforzi della polizia erano la neonata Unione europea e le operazioni di pace delle Nazioni Unite. Di fatto, con l’approvazione della Convenzione di Schengen, la cooperazione tra le polizie degli Stati membri era stata nettamente rafforzata a livello di condivisione di informazioni e assistenza investigativa e giudiziaria. Ancor più di rilievo è stata la creazione nel 1998 dell’Europol, l’agenzia europea finalizzata alla lotta al crimine nell’Ue che centralizza le attività delle forze di polizia degli Stati membri. Per quel che concerne i Caschi blu, invece, nel 1999 per la prima volta, la Polizia di Stato ha contribuito a una missione Onu attraverso il dispiegamento di un contingente in Kosovo; nelle pagine di Poliziamoderna di quegli anni è possibile approfondire i dettagli di tale impegno. Negli anni si sono poi susseguite numerose missioni internazionali e Ue a cui i funzionari di polizia continuano attivamente a prendere parte: a riguardo, si pensi alle missioni Ue nei territori palestinesi o in Bosnia Erzegovina. In tali contesti, gli uomini e le donne della polizia italiana supportano le forze locali o si sostituiscono alle stesse al fine di riportare sicurezza e stabilità in Paese lacerati da sanguinosi conflitti.
Accanto a operazioni svolte sotto l’ombrello dell’Onu o dell’Ue, la Polizia di Stato collabora con numerose forze straniere nell’ambito di accordi bilaterali. Nel 2009, ad esempio, erano state firmate una serie di intese volte a rafforzare la cooperazione in materia di immigrazione con l’Algeria, la Nigeria e la Libia. Nello stesso anno, l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, aveva stretto accordi bilaterali con la Serbia, Bosnia, Macedonia e Montenegro per allineare i sistemi di sicurezza alle frontiere e avere strumenti più efficaci di contrasto ai traffici di droga, armi e persone. Anche in questo caso, Poliziamoderna ha ampiamente illustrato i particolari di tali accordi.
Tale breve disamina sui principali sviluppi dell’impegno internazionale della Polizia di Stato evidenzia una costante e crescente volontà di collaborare con i colleghi di altri Paesi al fine di condividere esperienze, informazioni, conoscenze e best practice. A oggi, sono 41 gli accordi bilaterali con gli Stati che consentono il distacco di esperti della sicurezza italiani all’estero. Inoltre, negli ultimi anni si è discussa la possibilità di ampliare l’impegno della polizia a nuovi teatri di instabilità, come l’Africa Sub-Sahariana, dove l’esperienza e l’eccellenza italiane appaiono fondamentali per supportare i Paesi partner di Roma nel contrasto a minacce comuni. In aggiunta, in altri 25 Paesi sono presenti esperti nazionali di immigrazione e traffici illeciti finanziari. Evidentemente, la rete di azione della Polizia di Stato è estremamente ampia nonché in continua evoluzione e al passo coi tempi. Di fatto, si sta valutando la creazione di un corso di formazione a favore di forze di polizia straniere sul tema del cyber crime e delle minacce insite nel deep web.
In conclusione, la Polizia di Stato può vantare anni di condivisione nel teatro internazionale a supporto degli sforzi delle autorità locali in uno spirito di reciproca crescita e costante cooperazione, attività documentata in questi 70 anni, con attenzione e professionalità, dal suo mensile ufficiale. Si auspica, quindi, che il Corpo continuerà ad avere negli anni le risorse sufficienti a supportare e incrementare il proprio impegno all’estero.
* presidente del Centro studi internazionali