Piero Angela*
Tecnologia ed esperienza
Quando compii 12 anni mi regalarono un libro molto intrigante e originale, Delitto al largo di Miami. Era un libro fatto a forma di rapporto di polizia. Praticamente era un incartamento che conteneva fotografie della scena del delitto, l’interrogatorio di testimoni scritto a macchina su carta intestata, mappe dei luoghi (il fatto era avvenuto a bordo di un grande yacht), il rapporto finale dattiloscritto e anche una serie di reperti: fotografie dell’arma del delitto, bustine contenenti mozziconi di sigarette, capelli, ecc.
Chi era l’assassino?
Le ultime pagine erano sigillate, e contenevano la soluzione, ma il lettore doveva prima trovarla da solo, in base a tutti gli elementi disponibili.
Questo libro-dossier mi è tornato tra le mani recentemente, rovistando in un vecchio baule, e guardandolo pensavo a quanto è cambiato oggi il modo di fare indagini, e a quanti nuovi strumenti la scienza e la tecnologia stanno offrendo all’investigazione scientifica. Buona parte delle scoperte e delle invenzioni che escono in continuazione dalla ricerca possono oggi trovare applicazione nel campo delle indagini: chimica, biologia, elettronica, informatica e genetica, fanno ormai parte della quotidianità, grazie al lavoro di équipes specializzate di alto livello.
La ricerca e l’innovazione hanno caratterizzato anche il percorso della polizia scientifica di cui Poliziamoderna, giunta al settantesimo anno, ha sempre puntualmente seguito il cammino sulle sue pagine. Fin dal primo numero ha mostrato interesse verso le potenzialità e gli sviluppi di una specialità ricca di attività al servizio delle indagini, frutto non solo del progresso tecnologico ma anche dell’interazione umana degli operatori di polizia.
A SuperQuark, in varie occasioni, abbiamo mostrato queste tecniche e anche come vengono utilizzate nella realtà. È un mondo sorprendente, pieno di novità e applicazioni inattese.
C’è però una riflessione che emerge da tutto questo sviluppo tecnologico, e che riguarda non solo le indagini poliziesche, ma ogni altro campo d’applicazione. Ed è che questi strumenti sono straordinari, ma dietro la tecnica c’è sempre la cosa più importante: l’essere umano, con tutte le sue capacità e i suoi limiti. Le attrezzature sono certamente ammirevoli, ma dietro c’è sempre la competenza e l’esperienza di chi le usa. Mi diceva recentemente un grande esperto di tecnologie digitali: « Vede, gli adulti si sentono a volte superati, quando vedono la nuova generazione usare con tanta maestria i telefonini, il computer e inviare messaggini ad alta velocità. Ma, in definitiva, è molto più importante è quello che si scrive, anche se a bassa velocità ».
Questo è certamente vero nel mio lavoro, ma penso sia vero per tutti i lavori. Anche per quello delle indagini. Le nuove tecnologie sono indispensabili e bisogna imparare a usarle: ma l’esperienza è un valore molto prezioso e unico. Ed è qualcosa che non si può imparare in qualche seminario o in qualche master.
Personalmente non mi sento superato dalle nuove tecnologie, anche se i miei nipotini le usano assai meglio di me…
Se all’epoca in cui fu pubblicato quel vecchio libro-dossier fossero esistite le tecniche attuali, i dati disponibili per il lettore sarebbero stati molti di più (biologici, chimici, genetici), ma la soluzione sarebbe stata sempre il risultato del ragionamento, della valutazione delle ipotesi a confronto, del dettaglio significativo, dell’abitudine a capire la psicologia dei personaggi, insomma dell’esperienza.
Certo, sono cose che si sanno; ma ogni tanto non è male ricordarle (soprattutto ai più giovani). ϖ
*giornalista e divulgatore scientifico