Chiara Distratis
La svolta
Dal 12 luglio sulle uniformi dei poliziotti i nuovi distintivi di qualifica, per sottolineare l’identità di Amministrazione civile a ordinamento speciale
È stato scelto l’11 luglio, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’istituzione della Polizia di Stato, per svelare i nuovi distintivi di qualifica. La cerimonia, alla quale hanno partecipato anche le massime cariche dello Stato, si è svolta a Roma, nella cornice del Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale, in diretta televisiva su Rai2. Dopo 38 anni dalla legge 121 con cui si ridisegnò lo status giuridico della polizia rendendola l’unica forza, a competenza generale, a ordinamento civile che esprime l’Autorità di pubblica sicuezza, era giunto il momento di svincolarsi dai “gradi militari“, per passare a dei segni distintivi che rimarcassero l’identità di Amministrazione civile. Ad accomunare passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione che, quest’anno, compie 100 anni dalla sua prima apparizione sulle divise del Corpo della regia guardia di pubblica sicurezza. Compaiono, invece, per la prima volta, a caratterizzare le diverse qualifiche: il plinto araldico, costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti e gli assistenti; il rombo dorato che ricorda la punta di una lancia per i sovrintendenti; la formella, alto esempio di architettura gotico-rinascimentale, richiamo alla bellezza e all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese, per i funzionari.
La sera del 10 luglio il capo della Polizia Franco Gabrielli è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il prefetto Gabrielli ha illustrato i 23 nuovi distintivi di qualifica del personale della polizia al capo dello Stato che ne ha sottolinato, a sua volta, l’eleganza.
Sul palco allestisto nel salone Belvedere hanno preso posto, contornati da poliziotti in uniforme con i nuovi segni distintivi, il capo della Polizia Franco Gabrielli, il giornalista e storico Paolo Mieli, l’esperto di araldica Michele D’Andrea e Giovanni Grasso, consigliere del presidente della Repubblica per la stampa e la comunicazione, che ha scandito i tempi della cerimonia introducendo i vari interventi. Ma, prima di iniziare la tavola rotonda, Giorgio Lattanzi, presidente della Corte costituzionale e padrone di casa e il ministro dell’Interno Matteo Salvini hanno voluto indirizzare il proprio saluto alla platea e ai telespettatori sintonizzati su Rai2.
Nel suo saluto il presidente della Corte costituzionale ha sottolineato: «Ci fa particolarmente piacere ospitare questa cerimonia significativa nella vita della polizia nel palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale, che ha un forte valore simbolico in quanto luogo della legalità costituzionale. La polizia ha il compito da un lato di osservare la legalità costituzionale e dall’altro di farla osservare. Ci rassicura, quindi, il presidio della Polizia di Stato che con l’adozione di questi distintrivi celebra il completamento di un processo che l’ha portata come Amministarzione civile a partecipare all’ordinamento costituzionale dello Stato, caratterizzandosi con il motto “Sub lege libertas” che accompagna il simbolo dell’aquila dorata».
«Per me è un onore essere l’autorità che coordina e rappresenta la pubblica sicurezza – ha esordito il ministro Matteo Salvini – e con molto orgoglio sto girando l’Italia per inaugurare presidi di legalità, di difesa della costituzione e di garanzia di sicurezza e socialità. In queste occasioni sto a stretto contatto con le donne e gli uomini della Polizia di Stato e non posso non notare il loro incredibile entusiasmo e senso di appartenenza. Questa è la polizia, non solo garanzia e tutela dell’ordine pubblico ma anche garanzia di presenza e ascolto».
Paolo Mieli ha fatto un quadro del contesto storico in cui fu avviata e conclusa la riforma. «La smilitarizzazione nel periodo degli Anni di piombo ha una forte valenza simbolica: la risposta al terrorismo non avrebbe dovuto essere quella di uno Stato di polizia, ma un’ulteriore democratizzazione che entrava fin dentro la polizia. Creare dei simboli è già difficile, ma cambiarli è una missione ancor più complicata; basti pensare che per concludere la smilitarizazione della polizia ci sono voluti 36 anni dal 1945 all’81, per dei nuovi simboli ne sono passati ben 38».
Michele D’Andrea, l’esperto di araldica che, lavorando fianco a fianco con la commissione di studio interna, ha ideato e disegnato i nuovi distintivi, conferma le parole di Mieli: «Mandare in pensione i gradi non è stato semplice, c’era il rischio di creare qualcosa che non fosse bello e non funzionasse. Siamo partiti quindi dall’aquila che, per la Polizia di Stato, è l’elemento che viene percepito dalla memoria collettiva e abbiamo poi creato una declinazione che potesse tener conto di tutte le idee degli appartenenti alla commissione di studio».
Il capo della Polizia nel suo intervento ha voluto dapprima ringraziare chi ha reso possibile questo progetto e poi ha ribadito con decisione che: «Non è una presa di distanza dalla “militarità”, nessuna sconfessione del proprio passato, bensì orgoglio e consapevolezza della nostra identità di Amministrazione civile a ordinamento speciale; questo cambio è il naturale completamento di un percorso iniziato 38 anni fa».