Annalisa Bucchieri

I nostri simboli

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Bombardati dalle immagini, oggigiorno, perdiamo spesso contezza della potenza evocativa dei simboli, veri e propri concetti visivi, di cui percepiamo solo il valore estetico-formale. Perciò provo ad affiancarvi due copertine della nostra rivista. Sulla prima, del numero di maggio 1981, campeggiava l’alamaro con fiamma d’oro e la sigla R.I. (Repubblica Italiana) che aveva sostituito le stellette sul bavero dell’uniforme dal 25 aprile 1981, data di entrata in vigore del nuovo ordinamento della ps. Bastava quella immagine a sintetizzare, come solo i simboli sanno fare, la “smilitarizzazione” che trasformava il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza in Polizia di Stato. Un cambiamento epocale introdotto dalla legge 121 e spiegato in decine e decine di pagine su Polizia Moderna. La seconda copertina è quella di questo numero. Riporta il plinto rosso, il rombo, il pentagono, la formella e l’aquila dorata dalle ali spiegate, simboli di cui sono composti i nuovi distintivi di qualifica, ufficialmente presentati e tenuti a battesimo l’11 luglio scorso presso il Palazzo della Consulta a Roma di cui raccontiamo questo mese nello speciale. Sono le icone che sostituiscono definitavamente i segni araldici di tradizione militare sulle mostreggiature, dando finalmente completamento al processo di Riforma iniziato nel 1981 anche a livello simbolico. 

Sicuramente era importante che vi fosse coerenza tra l’identità civile acquisita con la legge 121 e ciò che l’uniforme mostrava visivamente. Ma non è solo il desiderio di colmare una lacuna che ha spinto a 38 anni di distanza a dismettere e revisionare i “gradi”, operazione che ha comportato mesi di lavoro attorno a un tavolo al quale si sono seduti sia le rappesentanze sindacali che un autorevole esperto di araldica oltre a componenti istituzionali dell’Amministrazione. In più, infatti, c’era la necessità di adeguare i distintivi di qualifica al rinnovamento dell’ordinamento del personale, alla revisione dei ruoli in via di attuazione, in pratica alla complessa riorganizzazione della Polizia di Stato.

L’umanità ha sempre utilizzato i simboli perchè sono capaci di immediatezza comunicativa e permettono di ribadire l’appartenza ad una comunità e rappresentare quale sia la propria missione e il proprio ruolo all’interna di essa. Impossibile rinunciarvi senza uscirne impoveriti. I nuovi distintivi sulle uniformi dicono a tutti la direzione nella quale stanno andando le donne e gli uomini della Polizia di Stato: incontro alle nuove esigenze di sicurezza dei cittadini. ϖ

29/08/2019