Anacleto Flori
Poliziotti di Laguna
Alla scoperta delle Volanti d’acqua di Venezia: una (poco conosciuta) eccellenza della polizia italiana
Là, all’estremo lembo della pianura veneta, dove la terra si perde nelle acque dell’Adriatico per poi riemergere e frammentarsi nella miriade intricata di calli, campi e campielli della Laguna, esattamente in quel punto si trova uno degli uffici di polizia più incredibili di tutta Italia: l’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Venezia, diretto dal vice questore Enrico Aragona. L’unico ufficio in Italia da cui escono contemporaneamente sia le Volanti terrestri sia le imbarcazioni destinate al controllo dei canali, le cosiddette “Volanti lagunari”, guidate dai mitici comandanti costieri. Per scoprire come si pattuglia e controlla un territorio così particolare, in cui si alternano senza soluzione di continuità acqua e terra, siamo saliti a bordo di queste esclusive Volanti, vera e propria eccellenza della polizia italiana.
Uscita spettacolare
Uno dei momenti più spettacolari della giornata lavorativa all’Upgsp è l’uscita in simultanea delle Volanti dalla questura: dalla rampa di ponente escono le Pantere che percorrono Ponte della Libertà, mentre dalla banchina di levante si staccano, lungo il Canal Grande, quelle lagunari. Per il quotidiano servizio di controllo h24 della laguna l’Upgsp può contare su una quarantina di comandanti costieri, più altri 5 “fuori turno” che garantiscono tutti i trasporti acquei della questura. A questi si aggiungono 7 operatori della Squadra nautica che si intersecano con le diverse esigenze dell’Ufficio. Insomma un bel team che dispone di 17 Volanti lagunari progettate e realizzate appositamente per operare in Laguna.
Conoscenza del territorio
«Quando arriva una chiamata al centralino e si tratta di inviare una volante sul posto è fondamentale affidarsi alla professionalità dei nostri operatori: solo loro, sulla base dell’esperienza e della conoscenza del territorio, sanno se bisogna fare uscire le Volanti di terra, la cui numerazione parte da 10 o le lagunari, contraddistinte dai numeri 1 e 2 . A Venezia infatti non ci sono strade ma Sestieri, in tutto 6, che dividono la città in altrettanti “quartieri”, ciascuno con un’unica numerazione civica. Se non si conosce bene la particolare toponomastica della città, diventa impensabile intervenire sul territorio». Le parole del comandante Enrico Aragona non lasciano dubbi sulla complessità del lavoro svolto dalle Volanti d’acqua, tanto più che in laguna si incontra di tutto: battelli, motoscafi, taxi, gondole, chiatte che trasportano ogni tipo di materiale, e ancora barchini, canoe, pedalò, tavole e ogni altro mezzo in grado di stare a galla. Una professionalità esclusiva che i comandanti costieri acquisiscono frequentando uno specifico corso presso la Scuola navale del Cnes di La Spezia. Però per guidare una Volante lagunare qui a Venezia non basta aver conseguito l’abilitazione o imparato il codice di navigazione: per muoversi lungo questi canali occorre conoscere ogni angolo, ogni corrente marina e banchina della Laguna. Insomma ci vuole tempo e tanta tanta passione. Una professionalità unica, quella del comandante costiero di Venezia, per il quale il questore Maurizio Masciopinto si sta muovendo per il riconoscimento del valore giuridico di una vera e propria specialità.
Salvataggi tra acqua e fuoco
In caso di necessità, gli operatori delle volanti lagunari sono i primi ad accorrere, come per il soccorso di due bimbi sorpresi dall’acqua alta in Piazza San Marco e portati in salvo (foto a lato). Oppure come nel caso di Marta, una delle due comandanti costiere del Reparto intervenuta per salvare un’anziana rimasta intrappolata in un appartamento in fiamme . «Quando è arrivata la chiamata di soccorso, il destino ha voluto che con la Volante ci trovassimo a passare proprio davanti all’edificio da cui usciva del fumo nero e così , nonostante quella zona non fosse di nostra competenza, siamo stati i primi a intervenire con l’estintore di bordo. La proprietaria di casa era a terra, priva di sensi: l’abbiamo trascinata fuori in attesa che arrivasse l’ambulanza, ancora pochi secondi e per lei non ci sarebbe stato più nulla da fare. Anche io, assieme ai miei colleghi, sono finita in ospedale per un principio di intossicazione per il fumo respirato. Qualche giorno dopo siamo andati a trovare la signora: i medici ci hanno detto che nonostante le ustioni riportate all’apparato respiratorio se la sarebbe cavata. E infatti proprio in questi giorni è tornata a casa dal figlio. Per noi è stata una grandissima soddisfazione».
Tutto sotto controllo
Oltre alla consueta attività di pronto intervento, di controllo del territorio e di vigilanza dei siti sensibili, alle volanti lagunari capita, come tutte le volanti che si rispettino, di istituire lungo i canali navigabili, là dove c’è più spazio, dei veri e propri posti di controllo. Paletta alla mano, gli operatori fanno accostare le imbarcazioni di passaggio. Legate insieme le due barche, si passa al controllo dei passeggeri e della documentazione di bordo. Si verifica, inoltre, che il natante sia già in possesso del famoso bollino blu per la navigazione da diporto, recentemente introdotto dal ministero dei Trasporti, per evitare che venga fermato per un nuovo controllo. A volte capita di fermare qualcuno che guida mentre parla al cellulare senza il viva voce o che appare in uno evidente stato di alterazione alcolica. Così come può succedere, per fortuna raramente, che alcune imbarcazioni, alla vista degli agenti, facciano velocemente inversione di marcia o accelerino per evitare il controllo: in questi casi si parte all’inseguimento a sirene spiegate...
Guida all’inglese
«Gli operatori delle Volanti lagunari chiamati a intervenire – continua Aragona – non solo devono badare all’incolumità del proprio mezzo, ma anche alla sicurezza della navigazione di tutto ciò che si muove all’interno della Laguna, considerando che il loro lavoro è reso ancor più complicato dal fatto che, lungo i canali cosiddetti secondari, la navigazione avviene tenendo il lato sinistro, all’inglese. Un’apparente stranezza resa necessaria dal fatto che le gondole hanno lo scalmo a destra e quindi, se dovessero navigare su quello stesso lato, finirebbero per urtare il remo contro i moli o le fondamenta dei palazzi».
Oggi il turno serale sembra filare via liscio, quando dalla sala operativa arriva la richiesta di intervento per una lite tra vicini. L’equipaggio, composto da quattro operatori, punta la prua verso il sestiere da raggiungere. Non appena arrivati sul posto, tre operatori scendono a terra mentre il quarto rimane a bordo dell’imbarcazione, dopo averla assicurata alla banchina. Bastano pochi minuti per fare da pacieri e riportare la calma tra le due famiglie.
La Volante può così riprendere il suo giro. In altri casi può accadere che oltre alla Volante 1 ci sia anche la 2 “in appoggio”: la pattuglia che interviene può essere allora composta anche da 5-6 poliziotti.
Tra la gente
«Giorno e notte, a bordo delle nostre volanti percorriamo questi canali centinaia di volte – racconta il comandante Aragona – e così quando ci si avvicina a fine turno la fatica comincia a farsi sentire. Eppure, quando con le prime ombre della sera il ritmo infernale del traffico piano piano diminuisce fino quasi a scomparire e la città sembra finalmente placarsi, c’è ancora la voglia di sorridere e di rispondere ai saluti dei bambini e dei turisti incuriositi dal nostro passaggio».
Perchè qui a Venezia, le Volanti di laguna non perdono mai il loro fascino.
Dalla Seppia al Salone Nautico...
di Cristina Cuccio*
Fino ai primi Anni ’90 il controllo del territorio nel centro storico lagunare veniva effettuato dalla Polizia di Stato con pattuglie che perlustravano a piedi le calli veneziane: i due operatori della Sezione volanti che svolgevano il servizio venivano trasportati da conduttori di mezzo navale minore, cioè motoscafisti della Polizia di Stato che si occupavano esclusivamente delle attività nautiche.
La costante necessità di adeguare il servizio alla conformazione della laguna portò all’adozione di una specifica imbarcazione che ricalcasse le stesse caratteristiche della volante terrestre. Nacque così la Vector Milit 19/21, ribattezzata Seppia (foto in alto) dagli addetti ai lavori; si trattava di un’imbarcazione collegata alla Sala operativa in grado di ospitare a bordo 2-3 persone e abilitata a navigare fino a tre miglia marine dalla costa. Per poterla guidare gli operatori dovevano acquisire uno specifico titolo nautico, quello di comandante costiero, che ancora oggi sintetizza le competenze del poliziotto e dello specialista nautico. Dopo circa 17 anni di onorato servizio la Seppia, nel 2010, ha lasciato il posto a una nuova e più funzionale imbarcazione, la cosiddetta “Volante lagunare” fiore all’occhiello della questura veneziana (nella foto in basso, in servizio all’Arsenale, durante il Salone nautico 2019). La nuova Volante, pensata e costruita “su misura” per muoversi lungo i canali, anche quelli più stretti e bassi, non solo è più veloce, più sicura e più manovrabile della vecchia Seppia, ma è anche dotata di nuove strumentazioni di bordo, come il sistema Mercurio, il sistema antincendio automatico, l’ecoscandaglio e il radar, quest’ultime assolutamente necessarie per navigare quando la Laguna è avvolta nella nebbia e non si vede a un palmo dal naso. Oltre l’aspetto tecnologico, anche quello della vivibilità delle Volanti è sensibilmente migliorato, grazie al sistema di condizionamento dell’aria molto apprezzato, sia d’estate che d’inverno, dal personale impegnato negli interminabili turni in quinta…
* portavoce questura di Venezia