Anacleto Flori

Lungo le acque del Golfo

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L’attività della Squadra nautica e dei sommozzatori di Napoli tra interventi di soccorso in mare e operazioni di polizia giudiziaria

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Dalla piccola ansa del porto che funge da rimessaggio per le imbarcazioni, osserviamo perplessi il cielo gonfio di nuvole. Nonostante sia maggio inoltrato, del bel sole di Napoli oggi non c’è traccia. Anzi pioggia e vento sferzano con forza le acque del Golfo, ma non sarà certo questo a fermare gli uomini della Squadra nautica e dei sommozzatori. Ad accoglierci, infatti, e già pronti a uscire in mare ci sono l’ispettore superiore Francesco Busiello e il sovrintendente capo Alessandro Scuotto, rispettivamente responsabili della Squadra nautica e della sezione sommozzatori della questura di Napoli. Due specialità che, nonostante le difficoltà legate al turn over e al passaggio di competenze previsto dalla cosiddetta “legge Madia”, continuano a svolgere la loro preziosa attività all’interno dell’ Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico diretto dal primo dirigente della Polizia di Stato Francesca Fava. «Continuare ad assicurare il servizio – racconta Francesco Busiello, uno dei veterani delle Squadre nautiche di tutta Italia con i suoi 37 anni di attività alle spalle – è un compito impegnativo visto che la questura di Napoli è forse l’unica ad avere ben due commissariati di polizia sulle isole, come quelli di Ischia e Capri; senza contare che le nostre pattuglie escono in mare 365 giorni l’anno. Il lavoro di certo non manca, però siamo un bel gruppo e poi, dopo tanti anni questa Squadra per me è come se fosse casa mia. Accanto a lui Alessandro Scuotto sta indossando la muta, quella pesante, viste le condizioni metereologiche. Anche lui è uno dei pilastri del gruppo dei sommozzatori, grazie alla sua grandissimima esperienza: nel maggio del 2008 ha stabilito il record mondiale di immersione tecnica scendendo nelle acque del Lago Maggiore fino a 236 metri alla ricerca del battello “Milano” affondato nel corso della Seconda guerra mondiale. Un record ancora oggi imbattuto. Saranno loro, assieme ai loro uomini, a guidarci lungo le acque del golfo di Napoli e a raccontarci, tra cronaca e memoria, che dietro le immagini patinate degli aquascooter che volano tra le onde o dei sommozzatori che fluttuano tra le correnti marine, c’è un bagaglio prezioso fatto di passione per il proprio lavoro, di fatica e di tanta, tanta professionalità.

Gommone, acquascooter e lo Squalo... bloccato a Ischia
Per svolgere la propria attività gli uomini della Squadra nautica (quasi tutti in possesso delle specializzazioni di comandante d’altura, comandante costiero e motorista) e i sommozzatori (anch’essi specializzati in manovre di corda e fotografia navale subacquea) possono contare su poche ma agguerrite imbarcazioni: 2 battelli pneumatici, con doppio motore, 4 acquascooter e una motovedetta classe Squalo, che proprio oggi è rimasta bloccata dal mare grosso nel porto di Ischia. 

«Lo “Squalo“ è un’imbarcazione comoda e veloce – spiega l’ispettore  superiore – è lunga 13,5 metri e può raggiungere i 38 nodi di velocità, ideale per l’attività di pattugliamento. Mi ricordo che un’estate, in servizio di scorta a una nota personalità politica, restammo a bordo per circa un mese. Per noi era diventata una vera e propria casa».

Il sorriso dopo la paura 

In estate, oltre al controllo delle imbarcazioni e dei passeggeri a bordo, una delle attività più frequenti della Squadra nautica è quella di prestare aiuto ai bagnanti in difficoltà. «Tra i tanti servizi svolti – racconta Francesco Busiello – il soccorso in mare è quello che sicuramente regala le maggiori gratificazioni e le emozioni più forti. Non potrò mai dimenticare il dramma sfiorato lo scorso anno a Ischia, quando una mamma si era allontanata dalla riva con il gommone per fare il bagno assieme ai due figli. «Una volta risalita a bordo la giovane donna non era più riuscita a far ripartire il motore e l’imbarcazione, sospinta dalle correnti e dalla forte risacca, stava per schiantarsi contro la scogliera. Il tempo di renderci conto della situazione e già volavamo letteralmente sulle onde. Riuscimmo appena in tempo a salire a bordo e ad ancorare l’imbarcazione. È stata davvero una questione di metri... Ancora oggi non riesco a dimenticare gli sguardi atterriti di quella donna e di quei bambini, ma anche i loro sorrisi e i loro abbracci quando li portammo in salvo».

Sicurezza a 360°

 Un altro compito della Squadra nautica è quello di far rispettare, da parte delle imbarcazioni, sia la distanza minima di navigazione sotto costa sia i limiti di velocità. Quello della navigazione nei pressi delle spiagge è un aspetto cui tutti gli operatori del settore della sicurezza sono particolarmente attenti, considerata la pericolosità e la frequenza degli incidenti, soprattutto nella stagione estiva, quando le coste sono prese d’assalto dai bagnanti. «In questa specifica situazione – sottolinea ancora Busiello – siamo avvantaggiati rispetto ai mezzi a disposizione della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, perché i nostri acquascooter riescono a “spiaggiare” cioè ad arrivare fino a riva». Ma può succedere che all’improvviso la quotidiana attività lavorativa venga interrotta dalla richiesta di collaborare a delicate operazioni di polizia giudiziaria. E alcune di queste sono destinate a rimanere scolpite nel ricordo degli operatori, come nel caso di Felice Maniero boss della Mala del Brenta, al cui arresto la Squadra nautica contribuì attivamente. Nel 1993 infatti la Criminalpol di Padova aveva scoperto che Maniero aveva uno yacht ormeggiato a Capri pronto a salpare per la Grecia. Bisognava solo aspettare che salisse a bordo... E così il pomeriggio del 13 agosto le manette scattarono finalmente ai polsi di Maniero non appena mise piede sul molo caprese.  

Obiettivo Universiadi 

«La sezione sommozzatori si è un po’ ridotta – spiega Alessandro Scuotto – ma per fortuna a breve dovrebbero arrivare i rinforzi dal Comsubin (il corso del Comando subacquei e incursori della Marina Militare dove si formano i sommozzatori della polizia). In questo periodo siamo impegnati a controllare periodicamente le banchine in vista delle Universiadi che si svolgeranno a Napoli dal 3 al 14 luglio». Infatti l’arrivo in porto di grandi navi, con le loro gigantesche eliche, e l’azione delle correnti marine modificano di continuo i fondali portuali con il rischio di disseppellire qualche residuato bellico inesploso. Inoltre, poiché tutti gli atleti alloggeranno in due navi da crociera, spetterà proprio ai sommozzatori della polizia garantirne la sicurezza, bonificando la zona e controllando accuratamente che lungo le carene sia tutto a posto. 

Bombole in spalla 

Bombole ad aria di 30 kg per immersioni fino a 60 metri di profondità, muta stagna da usare in acque fredde, un piccolo ma prezioso computer da polso che regola le modalità dell’immersione e una speciale fotocamera per le riprese (nella foto il momento della “vestizione”). Attrezzatura indispensabile per svolgere i servizi di antiterrorismo, antisabotaggio, eliosoccorso e soprattutto di polizia giudiziaria come nel caso di recupero di armi, usate per compiere una rapina o un delitto e poi gettate in mare, ma anche purtroppo di cadaveri. E poi c’è il controllo dei pescatori di frodo, come i datterai, o degli allevamenti abusivi di mitili, un’attività illecita molto fiorente, difficile da stroncare e che a Napoli si tramanda di padre in figlio.

La sfida alle bande del buco 

«Negli ultimi anni il lavoro più complesso e faticoso – spiega il sovrintendente Scuotto – è quello di anticipare le mosse delle cosiddette “bande del buco”. Si tratta di gang composte da decine e decine di uomini che colpiscono soprattutto banche, gioiellerie e uffici postali, scavando lunghi cunicoli con precisione chirurgica e arrivando proprio nel cuore dei locali da svuotare. In genere sono due le squadre in azione: la prima è quella che scava i cunicoli e prepara il terreno, la seconda, invece, è quella degli specialisti, degli scassinatori veri e propri». Allarmati da qualche movimento sospetto o da un furgone parcheggiato per più giorni nei pressi di un collettore (nella foto in alto il depuratore che sfocia a ridosso di Castel dell’Ovo e che arriva fino al centro della città) o di un tombino, i sub esplorano le tante gallerie che attraversano Napoli per verificare se qualche banda sta preparando un colpo (foto a lato). Spesso capita anche di dover controllare, in occasione del passaggio di qualche personalità, interi tratti della rete fognaria alla ricerca di eventuali ordigni, come è avvenuto lo scorso 8 maggio per l’arrivo del re di Spagna Felipe VI e di suo padre, l’ex sovrano Juan Carlos.

 

10/06/2019