Annalisa Bucchieri
Ragazzi contro
Più di 15 e meno di 30: questa la finestra anagrafica secondo la quale per l’Eurostat, l’Istituto di statistica dell’Unione europea, si è giovani. Ma in realtà il range cambia di Paese in Paese, da cultura a cultura (per esempio per i Greci si è giovani fino a 40 anni mentre per gli Scandinavi fino a 27). Perché in realtà l’età, come la bellezza – parafrasando Shakespeare – sta negli occhi di chi guarda. E certamente sembrano molto più vecchi e consumati dall’odio i ragazzi delle gang sudamericane, i Latinos, che portano violenza , rissa, spaccio e brutali ammazzamenti con il coltello a Milano. O quelli che nella piccola cittadina di Manduria hanno seviziato a morte un pover uomo di 67 anni con deficit intellettivo. Bruciati dalla violenza anche i volti dei baby criminali che scimiottano look e comportamenti dei boss camorristi a Napoli come se fossero sul set di una fiction.
Viceversa sembrano ancora più piccoli, fragili e indifesi gli studenti bersaglio di bullismo e cyberbullismo, i ragazzi abusati sessualmente o i figli vittime della violenza da parte degli stessi genitori.
Di entrambe le facce del mondo giovanile – vittima e carnefice – abbiamo voluto parlare nel numero di questo mese.
Nel primo piano abbiamo approfondito le modalità con le quali il Servizio centrale operativo della Dac contrasta sul territorio, attraverso le Squadre mobili, il fenomeno criminale delle bande giovanili e l’attività di prevenzione svolta in tal senso dal Servizio centrale anticrimine, come per esempio l’iniziativa della Blue Box, una piccola scatola che sta però dando grandi risultati come avrete modo di leggere sulle nostre pagine.
Nell’inserto, invece, affrontiamo il percorso giudiziario dell’audizione dei minori e i protocolli di intervista (cognitiva e strutturata) da applicare quando un poliziotto si trova a dover affrontare questo delicatissimo compito con l’ausilio di uno psicologo della Polizia di Stato. Molti passi in avanti sono stati fatti in tal senso nella formazione del personale che cura le cosidette “fasce deboli” in ogni questura e in generale nell’applicazione dei principi della vittimologia in aggiunta all’attività investigativa pura.
Non stiamo lanciando un allarme sociale, ma i giovani sono il nostro futuro. Ed è per questo che la Polizia di Stato sta sempre più investendo affinché la strada intrapresa verso il domani non sia in direzione di un orizzonte criminale bensì verso quello della legalità. ϖ