Maurizio Vezzaro*
Le mille facce della riviera
Invidiati per il clima e i suoi paesaggi, Imperia e il suo territorio trovano grande energia nel confronto diretto tra cittadini e forze dell’ordine
Un territorio si valuta anche per gli individui che lo abitano. La provincia di Imperia non si sottrae a questa elementare regola socio-antropologica. Per dire: quanti sanno che a Ventimiglia, ai primi del Novecento, il conte russo Voronoff faceva esperimenti sulle scimmie per cercare un farmaco allo scopo di migliorare la virilità e allungare la vita? Si diffuse la voce dell’esistenza di un uomo-scimmia. Ci fu chi giurò di averlo visto vagare lungo la scogliera e le voci contribuirono a suscitare allarme. La polizia fu costretta a indagare. Storie strane quelle accadute in Riviera.
Altra figura di imperiese originale è Edgardo Moltoni, ornitologo di fama mondiale che diede il proprio nome a una nuova specie di volatili. Fu per decenni direttore del Museo di scienze naturali di Milano. Come collaboratore si scelse Mario Rossi, uno che la polizia l’aveva praticamente sempre alle calcagna. Fu infatti tra i fondatori delle Brigare Rosse. Personaggi e fatti appena descritti riassumono e sintetizzano carattere e indole di una comunità a più facce. Con le sue stranezze, certo, e le contraddizioni, ma ricca di stimoli culturali. Questo estremo lembo di Liguria è patria di personaggi illustri, autentici geni nel loro campo: Luciano Berio, uno dei massimi compositori del ‘900; Giulio Natta e Renato Dulbecco, rispettivamente Nobel per la chimica nel 1963 e per la medicina nel 1975. Anche la letteratura può sfoderare altrettanti campioni: Edmondo De Amicis, Francesco Biamonti, e Italo Calvino.
Imperia felix, ma anche no
Dai personaggi alla cornice, c’è però sempre un filo di polvere che sporca l’insieme. Per decenni in Riviera ci si è compiaciuti dello slogan “Tremila ore di sole”. Il mondo le invidia clima, perle paesaggistiche e testimonianze storiche ma tralascia sbadatamente che sia una provincia sempre più vecchia in quanto a età media degli abitanti e dunque sempre più egoista; che i turisti muoiano nei tunnel stradali a causa di incidenti provocati dalla velocità; che il crimine sia attratto dalle sue palme e dai suoi soldi (non vi rammenta un po’ la Miami di tanti film?), e dalla vicinanza con località dal fascino ambiguo come Nizza o Montecarlo. È il contraltare dell’Imperia “felix”, il lato oscuro di questa terra. Se al paesaggio incantevole, il clima mite, aggiungiamo il casinò di Sanremo, si può comprendere il potere fascinatorio sui malavitosi. C’è stato un tempo in cui la casa da gioco era frequentata da personalità di spicco della mala. L’interesse a entrare nel business del gioco d’azzardo in Italia lo avevano manifestato i mafiosi d’Oltreoceano. Oltre a denaro sporco da riciclare possedevano l’esperienza derivante dalla gestione dei templi dell’azzardo di Las Vegas. Bazzicò Sanremo un certo Giuseppe Antonio Doto, più conosciuto come Joe Adonis e il solo nome deve aver fatto rizzare i capelli in testa ai poliziotti dell’epoca. Era uno dei componenti del sindacato del crimine americano. Negli Anni Cinquanta venne espulso dagli Usa e rimpatriato in It