a cura dell’Ufficio storico della Direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato
Storia di un simbolo
L’evoluzione della polizia italiana si è costantemente intrecciata con l’immagine dell’aquila, fino all’ultima versione presente con rilievo sui nuovi segni distintivi
Nel mese di aprile del 2018, nell’ambito del processo di riordino dei ruoli del personale della Polizia di Stato, sono stati elaborati i nuovi distintivi di qualifica, svincolati da quelli adottati in ambito militare, per riaffermare la centralità dell’adesione al nucleo di valori, sublimato dal motto SUB LEGE LIBERTAS, che identifica la nostra Istituzione come Amministrazione civile ad ordinamento speciale. Nei nuovi distintivi il simbolo dell’aquila continua ad essere quello che ha caratterizzato i Corpi della Polizia di Stato da cento anni a questa parte.
Risale al 1919 la sua prima adozione come emblema caratteristico del Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza, Forza Armata dello Stato in attività di servizio permanente di pubblica sicurezza.
La revisione iconografica compiuta nel progetto di riforma dei distintivi di qualifica, disposta con decreto legislativo n.95 del 29.5.2017 ed elaborato dalla commisiione della Direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato, ha ripreso e sviluppato le forme tipiche della tradizione araldica del simbolo in menzione con la novità di inserirla nelle mostrine e in tutti segni distintivi.
Il suo disegno, rispetto al passato, è reso più armonioso e luminoso: le ali spiegate restano aperte in alto, le zampe, libere e divaricate, sono disposte ai lati della coda folta e stilizzata come il restante piumaggio; la testa, rivolta a sinistra, rispetto all’osservatore, è ornata dalla corona murata di cinque torri visibili, simbolo dell’Ordinamento repubblicano simile a quella presente nello stemma araldico della Polizia di Stato. Porta caricata in petto lo scudo sannitico con il monogramma RI (Repubblica Italiana).
Quella, di seguito riportata, è la storia di un simbolo centenario che, ancora oggi, continua a rappresentare per gli uomini e le donne della Polizia di Stato il legame identitario che li accomuna e la fierezza, il coraggio e la dedizione con cui quotidianamente difendono i diritti e le libertà di noi tutti.
Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza (1919 -1922)
Nel mese di ottobre del 1919, sciolto il Corpo delle Guardie di Città, fu istituito il “Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza”.
Pochi conoscono la breve storia della Regia Guardia per la P.S., la prima fra i Corpi della Polizia di Stato ad aver adottato come fregio del berretto l’Aquila ad ali spiegate, antico retaggio di regalità e di virtù militare, già presente, come emblema, sul vessillo del Regno di Sardegna (1720 -1861). Nel regolamento del predetto Corpo, pubblicato nel 1920, sono riportate le varie versioni del fregio adottato, sia la versione in ricamo argento per il berretto, sia quella metallica da elmetto. L’emblema di nuova concezione, mutuato dal Regio Esercito e non presente come simbolo nei precedenti Corpi della Polizia di Stato, si ispirava all’Aquila di Casa Savoia, in volo ad ali spiegate e poggia gli artigli sullo scudo sabaudo, circondato da fronde di quercia e alloro. Il carattere militare del Corpo, era evidenziato, oltre che dal predetto simbolo, attributo della massima autorità dello Stato, dall’uniforme grigio verde e dalle stellette di divisa, appuntate sul collo della giubba, su panno cremisi, attualmente adottato dalla Polizia di Stato come colore della sua bandiera distintiva e presente sulle profilature delle controspalline della giubba e sulla banda della cucitura dei pantaloni.
Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza (1925 – 1944)
Col R.D. del 18 ottobre 1925 venne istituito il Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza.
Il fregio distintivo della Polizia di Stato continuò ad essere l’aquila, che era in oro per tutti i gradi ed artigliava il nodo Savoia. Vi furono sicuramente delle suggestioni, o meglio dei lasciti da parte del precedente Corpo della Regia Guardia per la P.S.. Il colore distintivo dei metalli è l’oro; quindi, il nuovo fregio dell’aquila dei Savoia è dorato, sia nella versione ricamata, sia nella versione metallica. è interessante notare come l’aquila abbia la stessa forma di quella che compare nel guidone reale e in quello dei Principi: ali convergenti alla corona reale, in petto è caricata dello scudo di Savoia, la corona reale sul capo e nodo di Savoia tra gli artigli.
Polizia dell’Africa Italiana (1936-1945)
L’uniforme del personale metropolitano della PAI era cachi (invernale) o bianca (estiva), con fascetti littori sul bavero della giubba e cordelline azzurro savoia. Sulla bustina o sul casco coloniale vi era apposta, come fregio del Corpo, in metallo dorato, un’aquila ad ali aperte verso il basso, con scudo Savoia sul petto e nodo Savoia tra gli artigli. La sua ulteriore particolarità rispetto alle aquile adottate dalla Polizia di Stato fino ad allora era il verso della testa rivolto a destra e non più a sinistra dell’osservatore.
Dal Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (1944 – 1981) alla Polizia di Stato
Dopo il 2 giugno 1946 si è cercato di sciogliere, non sempre con equilibrio e stile, il legame, tradizionalmente presente nel fregio tra elementi simbolici monarchici e l’aquila che, comunque, è giunta fino ai nostri giorni, mantenendo intatto il carattere intrinseco dell’emblema.
Così, l’aquila, come costante iconografica, ravviva i ricordi di un antico passato adeguandosi allo spirito repubblicano con le seguenti modifiche: la corona reale sul capo è divenuta corona turrita, lo scudo sabaudo sul petto dell’aquila è sostituito da analogo scudo a fondo cremisi (colore distintivo del Corpo) su cui campeggiano le lettere in oro RI (Repubblica Italiana); mentre, il nodo sabaudo artigliato dall’aquila ha ceduto il posto ad uno scettro di alloro.
Con il dm del 1° gennaio del 1948 fu definito il fregio e gli alamari in dotazione alla Polizia di Stato.
L’alamaro, fino al 1981, prevedeva la stelletta, sostituita, a seguito della “smilitarizzazione” della Polizia, col monogramma RI (Repubblica Italiana).
Il simbolo dell’aquila con volo spiegato è presente anche nello Stemma Araldico concesso al Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza col decreto del 3 luglio 1957. Con il decreto del ministro dell’Interno n. 559/A/1/762. M5.18, del 17 marzo 2005, è stata attribuita alla Polizia di Stato la Bandiera distintiva di colore cremisi, recante al centro il fregio istituzionale di cui al dm del 1° gennaio 1948 (concernente il “Regolamento sull’uniforme del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza”), successivamente confermato dalla tabella 43/30 del dm 19 febbraio 1992. Le caratteristiche dei fregi per copricapo, prima della recente Revisione dei distintivi di qualifica della Polizia di Stato, erano contenute nella tabella 16, del decreto del capo della Polizia del 31 dicembre 2015 (nuove tabelle del vestiario della Polizia di Stato). Il recente decreto sui distintivi di qualifica ha, infine, introdotto il fregio distintivo della Polizia di Stato, espresso nella versione base, ovvero senza il bastone del comando e raffigurante un’aquila ad ali spiegate (foto in basso). È un’immagine tradizionale, capace di evolversi senza snaturarsi e che, nel pannello di supporto, accoglie, tratteggiandoli a matita, vecchi e nuovi distintivi della Polizia di Stato.
L’opera in terracotta e patinata con foglia d’oro è esposta al Pincio in occasione del 167° anniversario della Polizia di Stato. È stata realizzata dal sovrintendente capo Giuseppe Savoia, in servizio presso la questura di Cosenza, che ha partecipato ai gruppi di lavoro che hanno realizzato i nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato e redatto il nuovo decreto sulle uniformi.