Federico Scotti*
Il papà del software libero
Richard Stallman, principale esponente del movimento per il software libero, sostiene che la conoscenza appartiene a tutti e che il concetto di copyright debba essere superato
Nel raccontare una storia del passato, spesso è utile farsi accompagnare nel viaggio da una figura di riferimento (sembra che funzioni anche con le commedie, specie quelle “divine”) e oggi raccontiamo la storia della nascita del movimento per il software libero attraverso la vita del suo massimo esponente, Richard Stallman.
Siamo negli Stati Uniti degli Anni ’80, sei o sette ere geologiche informatiche fa rispetto a oggi. I computer potenti erano degli armadi custoditi in grandi stanze dedicate di compagnie di assicurazione o di università, assistiti da occhialuti tecnici in camice bianco. I primi personal computer avevano fatto la loro comparsa sulle scrivanie degli uffici solo pochi anni prima e comunque erano ingombranti scatolotti grigi con minuscoli monitor a fosfori verdi e tastiera integrata. Funzionavano solo grazie a unità a nastro magnetico e con potenza di calcolo limitata, ma avevano oramai lanciato la scintilla ed era chiaro a tutti che quello sarebbe stato il futuro.
In quel mondo di pc primitivi, erano primitivi anche i sistemi operativi. Dimenticatevi finestre, puntatori e icone. Tutto era testuale. Il mouse lo avevano già inventato, ma era inutile. Però la nascente comunità di programmatori e sviluppatori era molto fiorente.