Valerio Baroncini*
Bologna, il dialogo e l'accoglienza
Complesso e contraddittorio, il cuore pulsante dell’Emilia è oggi una fucina culturale e politica in bilico tra passato e futuro
Lucio ti parlava così, guardandoti con gli occhi vispi, il berretto calato quasi a celare un accenno di timidezza e l’aria di chi sapeva leggere il futuro, spesso inascoltato: «Abito da sempre a Bologna, amo profondamente le mie radici. Non solo, adoro il dialetto bolognese. Nelle mie canzoni ho messo delle frasi dialettali come fossero slang. Nella musica si parla e si scrive con l’animo e con la testa abbandonando il linguaggio ufficiale. Bologna è una città di oggi e di domani».
Lucio, Lucio Dalla l’aveva capito, basta leggere queste sue frasi dettate nell’ultima intervista prima della improvvisa morte, nei primi mesi del 2012: Bologna è una città di domani. Legata a una storia millenaria di torri, di portici, di guerre e tragedie (le stragi, gli omicidi), ma anche di accoglienza (qui furono liberati gli schiavi nel 1256, qui arrivavano poco dopo l’anno mille studenti da tutta Europa) e di speranza. Ora, di turismo. Non è un caso che in questi mesi siano arrivati da tutt’Italia e da tutt’Europa migliaia di visitatori per vedere la città, che è anche la città della musica e di Lucio, Lucio Dalla (il testo de “L’anno che verrà”, sospeso in via d’Azeglio lo dimostra, è stato meta di un pellegrinaggio costante). E non è un caso che nello stesso isolato, proprio a un passo da piazza Maggiore e dalla basilica di San Petronio, ci siano la casa ormai divenuta residenza-museo del cantante di “Caruso” e la questura, una delle più importanti e prestigiose d’Italia, che gestisce una città di quasi 390mila abitanti con una provincia dal milione tondo tondo. Perché accoglienza e sicurezza, in una realtà complessa e che evolve, vanno di pari passo. Afflusso e gestione dell’ordine pubblico, stranieri e italiani, buon senso e legalità, nuovi capitali e decoro.
«Bologna è una città complessa, delicata non tanto per la situazione della sicurezza, ma per il peso della storia che porta sulle spalle – spiega il questore Gianfranco Bernabei – Ci sono stati momenti drammatici, dalla strage del 2 agosto all’Italicus, dal Dc-9 di Ustica alla scia di sangue dell’Uno Bianca, ma anche il ’77 con le manifestazioni e la morte di Francesco Lo Russo. Questa storia rende Bologna una realtà delicata, da maneggiare con cura. Questa è una grande responsabilità, anche perché va a unirsi a una condizione storico-culturale che ha sempre messo in primo piano l’accoglienza, il dialogo, l’idea di una città-laboratorio. D’altronde il simbolo di Bologna sono i portici con la loro accoglienza fisica e monumentale».
Bologna cambia, è cambiata, spinta da un aeroporto che vola grazie a numeri esaltanti: a gennaio 650mila passeggeri con un aumento del 7% e in arrivo c’è il collegamento diretto con Philadelphia, negli Stati Uniti, e la certezza di essere una meta fissa dei tour dall’Estremo Oriente, dalla Russia e da quasi tutt’Europa: Spagna, Gran Bretagna, Germania. Bologna è il nuovo volto del turismo: lo ha raccontato la Lonely Planet, ch