Mauro Valeri

Parola di madre

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La prevenzione in famiglia contro la radicalizzazione di "Women without borders" raccontata dalla sua fondatrice e presidente, Edit Schlaffer

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Incontriamo Edit a Bruxelles. È lì per portare la sua esperienza all’interno di un gruppo di lavoro che analizza come la comunicazione possa aiutare a prevenire la radicalizzazione limitando così la diffusione del terrorismo islamico. Edit è diversa dagli altri relatori, non appartiene ad alcun ente governativo ma è una sociologa austriaca, mamma di due figli, che, dopo anni di insegnamento presso l’università di Vienna e dopo aver prodotto decine di libri di successo, ha deciso di “passare ai fatti”. Per questo nel 2001 ha fondato Women without borders (Donne senza confini), un’organizzazione non governativa il cui obiettivo è la prevenzione dell’estremismo violento e della violenza di genere attraverso un lavoro “sul campo” che combinando ricerca scientifica e azioni concrete, si basa sul rafforzamento delle capacità individuali e sul dialogo interculturale. In questa intervista ci racconta la sua attività. 

Quali iniziative ha sviluppato l’organizzazione?
Per rispondere a un senso di crescente frustrazione per le strategie di sicurezza gestite esclusivamente dagli uomini, Women without borders ha creato, nel 2008, la rete Sisters against violent extremism (Save). È la prima piattaforma femminile al mondo contro l’estremismo che include donne di 21 Paesi, dalla Colombia al Kosovo, dal Pakistan alla Palestina, promuovendo le loro voci nei dibattiti sulla sicurezza internazionale, l’antiterrorismo e la costruzione della pace e ha rafforzato la consapevolezza che le madri, in particolare, siano state per troppo tempo escluse dalle strategie di prevenzione. Women without borders ha condotto poi il primo approfondito studio di ricerca su figure materne e sicurezza, dal titolo “Le madri possono sfidare l’estremismo?”, esaminando oltre un migliaio di esperienze, atteggiamenti e sensibilità nei confronti della radicalizzazione e dell’estremismo violento vissuti dalle persone nelle loro famiglie e comunità in Pakistan, Palestina, Israele, Nigeria e Irlanda del Nord. 

A cosa ha portato questo studio?
Lo studio ha rivelato che, sebbene le madri siano portate a riconoscere e reagire ai segnali premonitori di radicalizzazione grazie alla loro posizione centrale nel cuore della famiglia, spesso non dispongono dello spazio, delle strutture e della formazione appropriati per sviluppare competenza e sicurezza necessarie per assum

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04/03/2019