Luca Scognamillo e Mauro Valeri
Per un Continente più sicuro
Europol, Eurojust e Olaf
1. Europol
1.1 Tutto inizia con l’Edu
L’idea di instaurare una collaborazione europea per fronteggiare i crimini transnazionali nasce negli anni ‘70, con la creazione del gruppo Trevi formato dai ministri dell’Interno e della Giustizia dei Paesi dell’allora Comunità europea. Ed è dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl il primo riferimento ad un Ufficio europeo di polizia che potesse avere compiti e attribuzioni simili a quelli dell’Fbi statunitense. Da allora molta strada è stata percorsa, strada che ha portato all’istituzione di Europol, prevista nel Trattato sull’Unione europea firmato a Maastricht nel 1992. L’Ufficio, con sede a L’Aia nei Paesi Bassi, nasce dall’esperienza dell’Edu (Unità antidroga Europol) il cui mandato era limitato alla lotta al traffico di sostanze stupefacenti. In pochi anni però le sue competenze sono state ampliate, fino ad arrivare all’emanazione del Regolamento Ue 2016/794 che ha dato vita all’ Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol), rideterminandone i compiti e ricomprendendone tra i reati da perseguire il terrorismo, le forme di criminalità grave che interessano due o più Stati membri e quelle espressamente specificate nell’allegato al Regolamento tra cui: la criminalità informatica, il traffico di stupefacenti, l’ attività di riciclaggio del denaro, la criminalità nel settore delle materie nucleari e radioattive, l’organizzazione del traffico di migranti, la tratta di esseri umani, la corruzione, il traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi, l’ abuso e sfruttamento sessuale, compreso il materiale pedopornografico e l’adescamento di minori per scopi sessuali, il genocidio, i crimini contro l’umanità, quelli di guerra e molti altri. Il ruolo di Europol è oggi quello di sostenere e potenziare l’azione delle autorità competenti degli Stati membri e la loro reciproca cooperazione nella prevenzione e nella lotta alle forme di criminalità sopra indicate. Per fare questo l’attività principale svolta da Europol è quella di “raccogliere, conservare, trattare, analizzare e scambiare informazioni” e di “coordinare, organizzare e svolgere indagini e azioni operative congiuntamente con le autorità competenti degli Stati membri o nel quadro di squadre investigative comuni”(art 4 del Regolamento). La partecipazione del personale di Europol alle Squadre investigative comuni (vedi box a pag. X) rappresenta un vero e proprio valore aggiunto alle indagini degli Stati membri. I dati elaborati in fase di intelligence e le informazioni disponibili su un determinato caso infatti possono essere confrontati con le banche dati Europol, permettendo di far emergere ulteriori collegamenti. Ciò consente agli analisti di Europol di elaborare una panoramica globale del caso, superando quindi il più limitato approccio nazionale. Il personale può operare all’interno della Squadra con funzioni di supporto, prestare assistenza in ogni attività e scambiare informazioni con tutti gli altri componenti della Squadra (entro i limiti previsti dal diritto degli Stati membri in cui la Squadra opera e conformemente all’accordo di lavoro). Poiché poi l’Agenzia gestisce numerosi sistemi di raccolta dati e ospita la rete degli ufficiali di collegamento degli Stati membri e di tutti gli Stati terzi (e le organizzazioni) con cui Europol ha firmato un accordo di cooperazione, può fornire accesso tempestivo alle informazioni disponibili in Stati diversi da quelli in cui opera la Squadra e facilitare lo scambio di informazioni tra i partecipanti tramite una rete protetta dedicata, la Secure information exchange network application, Rete per lo scambio sicuro di informazioni (Siena). Europol può inoltre offrire l’utilizzo del suo Centro operativo protetto, situato presso la sua sede, per permettere un rapido coordinamento dei partecipanti, e fornire sostegno diretto alla Squadra mettendole a disposizione numerosi strumenti tecnici tra cui l’accesso ad una rete protetta effettuabile anche quando si è al di fuori delle strutture dell’Agenzia. Su specifica richiesta, inoltre, Europol disloca analisti e specialisti al fine di sostenere le indagini e le operazioni in corso negli Stati membri (e negli Stati terzi). Il personale di Europol, però, non può partecipare all’esecuzione di misure coercitive. Non bisogna infatti pensare all’Europol come ad un ufficio di polizia europeo con poteri esecutivi come le forze di polizia nazionali o come ad un Fbi europeo. Il punto di contatto tra l’Agenzia e le forze di polizia è costituito dalle Unità nazionali Europol (vedi box a pag. II) che ciascuno Stato membro istituisce all’interno del proprio territorio. La raccolta e l’analisi dei dati è, tra le diverse attività svolte, quella che più caratterizza Europol. Per questo infatti sono impiegati circa 100 analisti criminali. Il loro lavoro permette anche di produrre valutazioni periodiche come il Socta. il Tesat e lo Iocta. Il primo “fotografa” il livello della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata e dalle forme gravi di criminalità nell’Ue, individuando e valutando i pericolo emergenti e tracciando la struttura dei gruppi della criminalità organizzata e il loro modo di operare; il secondo, invece, costituisce una relazione annuale sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell’Ue (vedi box a pag. IV). Il terzo, l’ Internet organised crime threat assessment, Valutazione della minaccia del crimine organizzato su Internet, è invece una relazione strategica sulle minacce emergenti e sugli sviluppi della criminalità informatica. L’edizione 2018 è disponibile, in lingua inglese, all’indirizzo https://www.europol.europa.eu/internet-organised-crime-threat-assessment-2018.
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Le Unità nazionali Europol
Le Unità nazionali, collegamento diretto tra Europol ed i Servizi nazionali, sono state introdotte dall’articolo 4 della Convenzione Europol (poi aggiornato dall’art. 7 del Regolamento Ue 2016/794) che ha previsto espressamente che ciascuno Stato membro creasse o designasse una Unità nazionale (Une) che fungesse da organo di collegamento tra Europol e le autorità nazionali competenti e che le relazioni tra tali unità e le autorità competenti fossero assoggettate alle norme previste dai singoli ordinamenti nazionali. Tale fondamentale punto di contatto fornisce a Europol le informazioni necessarie per lo svolgimento delle sue funzioni, risponde alle richieste di informazioni e consulenza rivoltegli da Europol e, a sua volta, può richiedere ad esso consulenze, informazioni ed analisi. Trasmette inoltre a Europol le informazioni da memorizzare negli archivi informatici ed assicura la legittimità di qualsiasi scambio di informazioni intercorrente fra l’Europol e le unità nazionali stesse.
Pur essendo le Unità nazionali punto di contatto ordinario tra Europol e gli Stati membri, questi ultimi possono autorizzare contatti diretti tra le loro autorità competenti e l’Agenzia. In tal caso, comunque, l’Unità nazionale riceve da Europol qualsiasi informazione scambiata tra questi. Ciascuna Unità nazionale invia presso la sede di Europol a L’Aia (Paesi Bassi) almeno un ufficiale di collegamento che rimane comunque soggetto alla legislazione nazionale dello Stato membro di origine. Compito degli ufficiali di collegamento è quello di difendere e rappresentare gli interessi delle singole Unità nazionali all’interno di Europol. Essi, inoltre, si attivano per facilitare lo scambio di informazioni tra le Unità nazionali da cui provengono ed Europol e cooperano con gli agenti di Europol nell’analisi delle informazioni relative al proprio Paese di provenienza. I locali necessari per lo svolgimento delle attività degli ufficiali vengono forniti da Europol, all’interno della propria sede, senza alcun onere per gli Stati membri. Diversamente, ogni altra spesa relativa all’invio degli ufficiali di collegamento è posta a carico dello Stato membro di origine. In Italia è il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip), istituito nel 2000 all’interno della Direzione centrale della polizia criminale, a rappresentare (nella IV divisione) l’