Chiara Distratis e Luca Scognamillo

Pronti a tutto

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Nato per contrastare la minaccia terroristica degli Anni di piombo, il Nocs si è adattato con successo ai cambiamenti storici. E ancora oggi è un’eccellenza della Polizia di Stato

anniv 11-18

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ipercorrere la storia e le operazioni del Nocs, il Nucleo operativo centrale di sicurezza, significa attraversare la cronaca degli ultimi quarant’anni della nostra Repubblica. Perché le ragioni che diedero origine al Nucleo affondano le radici in una delle pagine più buie della storia del Paese. Siamo a cavallo tra gli Anni ’70 e gli Anni ’80. Sono gli Anni di piombo, quelli in cui la nostra società è minacciata da un terrorismo endogeno che miete numerose vittime. Magistrati, poliziotti, esponenti del mondo imprenditoriale e istituzionale. Sono tanti a cadere sotto il fuoco assassino di un terrorismo cieco che pare inarrestabile. Comincia esattamente qui la storia del Nocs. Fu, infatti, nel 1978, che, su impulso dell’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, nacque il corpo speciale d’intervento per la risoluzione di situazioni operative ad alto rischio.

A farne parte furono chiamati giovani e capaci poliziotti, provenienti dai gruppi sportivi delle Fiamme oro.

In quella fase “pioneristica” le procedure di intervento non erano ancora standardizzate. Non vi era una preparazione né un addestramento specifico per i corpi speciali. Si procedeva con tanta buona volontà e poca tecnologia. Anzi, fu proprio l’esperienza acquisita sul campo – come ci ha rivelato uno dei componenti il nucleo originario – a consentire l’elaborazione di una metodologia standard ed a definire tecniche di intervento che oggi fanno parte del percorso formativo del Nocs.

Nei primi quattro anni di attività sono state numerose le operazioni del Nucleo, alcune delle quali portarono alla cattura di esponenti dei Nar-Nuclei armati rivoluzionari, dei Nap-Nuclei armati proletari e delle Brigate rosse. Il 1982 segna una delle operazioni più brillanti: la liberazione del generale statunitense James Lee Dozier, rapito dalle Brigate Rosse-Partito comunista combattente. Lino fu tra i protagonisti dell’operazione: «Ci trovavamo in due dentro un pulmino a Mestre, di scorta al capo dell’Ucigos Gaspare De Francisci, quando è arrivata la comunicazione di dirigerci a Padova. Chiamammo il resto della squadra e all’alba, camuffati dentro un camion di una ditta di traslochi, ci avvicinammo alla palazzina: i sequestratori erano quattro, noi cinque, non molti di più. Una volta fatta irruzione, mentre i miei compagni neutralizzavano gli altri, io sono entrato nella stanza dove era tenuto prigioniero Dozier. Il brigatista Giovanni Ciucci lo stava tirando fuori dalla tenda, dentro la quale era incatenato, probabilmente per utilizzarlo come scudo. Dozier pensò a un cambio di mano, anche perché avevamo il passamontagna. Io me lo tolsi per rassicurarlo e gli dissi: “Polizia italiana!”.

Con il crepuscolo degli Anni di piombo si affaccia in Italia un’altra terribile minaccia. È la stagione dei rapimenti a scopo di estorsione. In quella delicata fase storica gli operatori del Nocs contribuiscono alla liberazione di numerosi ostaggi tra cui Dante Belardinelli, il re del caffè, rapito nel maggio dell’89 da una banda che agì con crudele determinazione, facendo ritrovare due mesi dopo il sequestro un plico contenete alcuni brandelli del lobo di un orecchio. Grande risalto mediatico ebbe anche la liberazione del piccolo Augusto De Megni, rapito nell’ottobre del 1990 a soli dieci anni nella villa del padre Dino. Purtroppo non fu solo una stagione di successi, perché il 17 ottobre del 1997, nel tentativo di liberare l’imprenditore Giuseppe Soffiant

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05/11/2018