Giancarlo De Leo

Lo stupefacente approdo

CONDIVIDI

Incuneato nella laguna della Serenissima, Palazzo Ziani è la sede del commissariato San Marco, capolavoro artistico e architettonico del Seicento ricco di stucchi, decorazioni, dipinti e vetri di Murano

nsluoghi 10-18

Ed ecco lo rivedeva, quello stupefacente approdo, quell’abbagliante composizione di edifici fantastici che la Serenissima presentava agli sguardi riverenti dei navigatori che si approssimavano: l’aerea magnificenza del Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri, le colonne sulla riva col Leone e col Santo, il pomposo aggetto del tempio fiabesco, il traforo della Porta dell’Orologio coi Mori, e mentre contemplava si disse che arrivare a Venezia dalla terraferma era come entrare in un palazzo dalla porta di servizio, e che solo per nave, dall’alto mare, come aveva fatto lui questa volta, bisognava giungere nella più inverosimile città del mondo."

Thomas Mann, La morte a Venezia, 1912.

 

Possiamo rispettosamente dissentire dalla riflessione di Gustav Von Aschenbach, il protagonista del capolavoro di Thomas Mann? L’ingresso a Venezia dalla “porta di servizio”, se poi i corridoi imboccati si chiamano Canal Grande, o quello della Giudecca o si decida di arrivare al cuore della città seguendo qualsivoglia altro labirintico percorso, costituisce un’esperienza stupefacente tanto quanto quella dell’approdo, veramente regale, descritto dallo scrittore tedesco.

Già, perché se un diffuso luogo comune asserisce che Venezia è unica al mondo, da parte nostra non sentiamo minimamente l’esigenza di voler essere originali a tutti i costi…quando, come in questo caso, il luogo comune dice assolutamente il vero. Venezia è davvero unica, per innumerevoli ragioni ben conosciute da tutti e che proprio per non annoiare qui non riportiamo, fatta salva un’unica eccezione, funzionale alla nostra premessa.

Venezia è davvero unica anche perché, contrariamente alle città di terraferma che si sviluppano sempre da un nucleo centrale verso la periferia, ha una storia che la vede nascere come un arcipelago urbano, un insieme di nuclei abitativi elementari precari, variamente dispersi nella laguna, costruiti su indefinite emergenze insulari, strappate con fatica ai cicli delle maree.

Queste cellule urbanistiche primigenie, in origine ben separate le une dalle altre da ampie superfici acquee molto più estese delle aree edificate, per poter sopravvivere dovevano sin dall’inizio dotarsi necessariamente di un certo grado di autonomia civica e spirituale, attestata dalla costruzione di campi, pozzi e chiese in ognuna di esse.

La crescita fisiologica di queste unità ha poi inevitabilmente prodotto una progressiva riduzione degli spazi acquei che le isolavano le une dalle altre, fino ad arrivare all’aggregato urbano attuale.

Così si spiega l’alta densità dei luoghi di culto e dei campi nell’odierno centro storico: ognuno di essi era in

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

04/10/2018