Cristina Di Lucente
Resistere? Mai
Il dolore acuto e il dolore cronico: ci spiega come riconoscere i sintomi e come trattarlo la fisiatra della Polizia di Stato Maria Elisabetta Falvo
Chi di noi dopo aver provato dolore fisico per un qualsiasi motivo non si è detto: “aspettiamo che passi”? Un approccio sbagliato, dal momento che se non curato per tempo e adeguatamente, il dolore da acuto si evolve e diventa cronico, perdendo la relazione iniziale tra la causa che l’ha determinato e i suoi sintomi.
Poliziamoderna ha intervistato Maria Elisabetta Falvo, medico capo della Polizia specializzata in fisiatria e neurologiae relatore de Il dolore cronico e i suoi principi terapeutici, un intervento svolto al convegno dello scorso 30 maggio tenuto presso la Direzione centrale di sanità, per affrontare la tematica del dolore, le sue fasi evolutive e l’opportunità di considerarlo, e di conseguenza curarlo, come sintomo o come malattia.
Può definire il concetto di “dolore” da un punto di vista medico?
L’International association for the study of pain lo descrive come “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a un reale o potenziale danno tissutale”, ma a pensarci bene il dolore è una condizione umana che evoca sensazioni che ognuno di noi ha percepito almeno una volta, sembrerebbe quasi superfluo descriverlo. Per di più è difficile anche classificarlo, prendiamo l’esempio di un dolore al ginocchio: un neurologo lo identificherà come una radicolopatia (dolore irradiato cioè proveniente da altra sede), un ortopedico ci parlerà di artrosi, un fisiatra di disturbo di carico e un reumatologo di processo artritico. I fattori implicati sono molteplici ma se provassimo a dare un ordine potremmo classificarlo in base all’origine, all’intensità e alla sua durata.
Quali sono le localizzazioni più diffuse del dolore e in quali forme si manifesta?
Il 24% delle persone accusa dolori alla schiena, in particolare nella zona lombare, seguiti da ginocchia e articolazioni in genere e dai dolori alla testa: il 15% soffre di cefalee o emicranie. Nel 34% dei casi tra le problematiche principali figura l’artrosi, seguita dalle discopatie. Quanto alla tipologia è necessario distinguere tra dolore di tipo nocicettivo, neuropatico e psicogeno (quest’ultimo non è oggetto della trattazione, ndr). Il primo è causato da una risposta infiammatoria o non infiammatoria a uno stimolo lesivo, ed è la diretta corrispondenza tra un danno d’organo e la reazione sotto forma di dolore; il secondo è una conseguenza diretta di una lesione o malattia che colpisce il sistema nervoso centrale e periferico, e può avere le caratteristiche di un dolore crampiforme, urente, pungente o a scossa elettrica.
È possibile individuare le cause del dolore neuropatico e i relativi sintomi?
La fibra che trasmette il dolore dalla periferia al midollo si lesiona per uno stimolo prolungato e protratto nel tempo. Se lo stimolo perdura la lesione d