Roberto Donini

Sui binari di Roma

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Il lavoro della Polfer nella più grande stazione d’Italia, potenziato dall’uso della nuova App per il controllo dati

noslav 8/9-18

Quando si passa sotto la scritta “Roma Termini”, dal caos delle auto si viene proiettati sul lungo corridoio della più grande stazione d’Italia (la quinta d’Europa per traffico passeggeri) e investiti dal moto di una folla incredibile. Molti si affrettano a raggiungere i binari per prendere il treno, ma altrettanti si soffermano a dare un’occhiata alle vetrine dei negozi. Il vice questore Marco Napoli che dirige la Squadra di polizia giudiziaria del Compartimento Lazio ed è comandante del Noif, Nucleo operativo incidenti ferroviari, con competenza nazionale, e il commissario capo Gabriele Giarrusso, vice comandante della Sezione Termini, del reparto di stazione, ci hanno guidati nella complessità di questo mondo, facendoci conoscere le diverse articolazioni operative della Polfer.

Distratti e seriali
Al terzo piano di via Giolitti 42, davanti alla porta del suo ufficio Marco Napoli sta impartendo disposizioni per un servizio fuori sede. Ci accoglie, spiegandoci, anzitutto, come l’organizzazione della Ferroviaria riproduca in qualche modo quella della questura con «il reparto di stazione assimilabile alle Volanti con competenza su Termini, l’investigativa per l’attività giudiziaria in ambito compartimentale, l’informativa che ha compiti simili alla Digos la quale coordina i rapporti con le ferrovie e la questura e ha attenzioni particolari nei confronti delle personalità in transito». È qui dal 2011 ed è stato testimone e protagonista del grande miglioramento del nodo ferroviario «non abbiamo reati gravi contro la persona – spiega il funzionario –ma il furto classico derivato quasi sempre dalla distrazione dei derubati. Disattenti alla valigia, magari mentre consultano a testa in su il pannello orari o non abbastanza vigili ai bagagli in vettura.» È difficile la prevenzione di questi episodi. C’è poi ancora qualche “artista” con valigie a doppio fondo con cui “inghiotte” quelle di alcuni viaggiatori. Tuttavia è pieno d’entusiasmo quando sottolinea come proprio il lavoro investigativo ha avuto un decisivo salto di qualità con l’utilizzo “intelligente” della videosorveglianza e ci confessa, mostrando il crest dietro la scrivania: «Ho lasciato il cuore ai Falchi di Napoli, ma andando alla questura di Milano ho potuto partecipare all’analisi dei crimini seriali sperimentando il programma Keycrime, utilissimo quando c’è serialità nel delinquere da parte degli stessi soggetti». Per capire meglio l’importanza della videosorveglianza e dell’analisi dei dati ci accompagna a visitare la Sala operativa. 

L’occhio vigile e intelligente
«Abbiamo avuto due recenti successi grazie alla videosorveglianza – continua Napoli – ritrovando la borsa del ministro greco della cultura e potendo restituire, dopo aver arrestato i ladri, la valigia a due promessi sposi, dove c’era il vestito della sposa, giusto in tempo per il matrimonio». Il pannello centrale della sala è alimentato da tutte le videocamere dell’edificio, messe a completa disposizione della Polfer da Grandi stazioni Rail «La collaborazione con Ferrovie Italia. è stata importante perchè ci ha fornito il massimo di informazioni mentre decisivo è il lavoro investigativo specifico di tre operatori addetti alla visione dei fotogrammi». Della Sala operativa fa parte anche il sovintendente capo Annamaria Spinosa, che ci mostra sul suo computer alcuni frame estratti da filmati e poi comparati per rilevare eventuali anomalie. Ci fa notare anche la differenza delle immagini ad alta definizione dei riquadri a destra del pannello, una tecnologia d’avanguardia che permette di entrare in dettagli finissimi dell’azione criminosa.

Da una via all’altra
Attraversiamo il corridoio gommato, la lunga galleria commerciale di 200 metri che dal 1950 collega via Giolitti con via Marsala: «Buongiorno dottor Napoli, un caffè?» gli chiede un ferroviere e poi saluta la guardia giurata. «Credo sia decisiva la collaborazione tra i diversi operatori. In passato, infatti, con i carabinieri firmai un verbale congiunto per un arresto». 

I negozi e il centro commerciale sotterraneo hanno contribuito al miglioramento della vivibilità dei luoghi di transito e di sosta dell’edificio, così come i varchi al binario hanno ristretto l’area di sorveglianza: «questo filtraggio – sostiene il funzionario – non ha funzioni di polizia ma ha comunque un effetto dissuasivo fondamentale». Sopra la balconata che divide il salone delle biglietterie dal corridoio notiamo la pattuglia mista di polizia ed esercito, la quale ci rassicura sulla situazione, poichè non sono accaduti episodi che hanno destato particolari allarmi. 

Giungiamo alla testata dei binari. «Questo è il punto critico, dove ci si distrae, continua Marco Napoli, è la zona sulla quale concentriamo l’attenzione della videosorveglianza e quella delle pattuglie». Azzerati i reati gravi contro il patrimonio (in particolare quello dei furti di rame) capita invece, con maggiore frequenza, di ritrovare persone scomparse tra la folla della stazione: «Recentemente – conclude – abbiamo rintracciato due fidanzatini di Civitavecchia. Sempre grazie alla videosorveglianza, usando una foto recente, è stato possibile ritrovare un minorenne disabile presso un negozio della galleria». Arriviamo, così, al Reparto dove si tiene un breve briefing con alcune pattuglie del turno 13-19. Il funzionario ci lascia al vice comandante della sezione Termini, Gabriele Giarrusso e prima di andare via ci confida: «Questa notte dobbiamo fare un’operazione al Sud. Vado a togliermi la divisa e organizzare i turni ai ragazzi, per il servizio fuori sede».                                                                                      

Tra banchine e vagoni
Organizzati con turni in quinta, i 137 poliziotti del servizio di stazione svolgono il lavoro sui binari e sui convogli «Siamo come le Volanti della questura ma i ragazzi pattugliano a piedi e questo crea un rapporto particolare e diretto con la gente. I nostri tre piccoli veicoli elettrici servono solo da supporto per soccorsi e per gli spostamenti più rapidi», spiega Giarrusso. In effetti percorrendo insieme i marciapiedi notiamo come le pattuglie diventino punti di riferimento per viaggiatori di ogni sorta e il loro ruolo di prossimità assomigli a quello dei “bobby” britannici. «La stazione è enorme e provocò un certo disorientamento anche a me che nel 2017 – racconta il commissario – arrivavo dalla piccola Porta Nuova di Torino, dove forse è anche più intensa la presenza di migranti extracomunitari, mentre qui la folla ha una incredibile varietà: in questo periodo dell’anno sono quasi tutti turisti. Chi arriva la prima volta ha spesso bisogno di aiuto e questo aspetto fa aumentare, ma nello stesso tempo gratifica, il nostro lavoro quotidiano». Tra le 400 e le 500mila sono le presenze giornaliere in stazione, una città che si sposta e dove, a volte ci si perde: tre casi solo nella giornata del 28 luglio. 

«Riusciamo ad avere da 5 a 7 pattuglie per turno – continua Giarrusso – che hanno trovato un ausilio fondamentale nella nuovissima app (vedi box nella pagina successiva), la quale permette accertamenti immediati delle persone controllate». Assistiamo ad alcuni controlli lungo i binari e in vettura: si legge un QR, o un codice a barrecon il cellulare, ma l’impatto operativo è decisivo: «Le persone vengono trattenute pochissimo, passano per gli uffici solo i segnalati dal sistema in modo da ridurre il lavoro di interrogazione al terminale». 

Memoria del cambiamento
Incontriamo l’assistente capo coordinatore Massimiliano Guerra quando ha appena iniziato la pattuglia, è la memoria del Reparto e afferma: «Sono 24 anni che faccio questo servizio, sempre vigilanza dello scalo, sempre tra la gente, mai in ufficio». È appassionato della vita della stazione di cui ricorda il degrado nel quale era finita, «tutte le notti – continua – al vecchio drugstore, nel piano sotterraneo vicino ai bagni diurni, c’erano risse e poi persone da soccorrere. Un intervento continuo. E ricordo il gravoso e spesso pericoloso lavoro di scorta ai treni dei tifosi. Poi gradualmente, oramai più di 15 anni fa, con il centro commerciale la stazione è diventata più sicura». Il suo lavoro si è trasformato, «forse l’impegno più difficile attualmente – conclude Giarrusso – rimane il servizio sui treni notte e, oltre a garantire la sicurezza, rappresentiamo un aiuto per tante persone». Ora in questo cuore pulsante della città si possono fare serenamente incontri, acquisti, saluti e di questo cambiamento la Polfer è stata, ed è, protagonista. 

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...la mattina dopo
1°agosto: si chiariscono i risvolti dell’operazione di Marco Napoli e dei suoi uomini. Arrivano i titoli dei media: “arrestati 4 italiani che appartenevano a un´associazione criminale dedita ai furti e rapine sui treni notturni nella tratta Villa San Giovanni-Roma.” Tutti residenti tra Napoli e provincia, i quattro approfittavano del sonno dei viaggiatori per derubarli , minacciando spesso anche i ferrovieri. Il personale del Compartimento polizia ferroviaria per il Lazio ha iniziato l’indagine nel 2015, a seguito di una serie di episodi delittuosi. Alla raccolta delle descrizioni fornite dalle vittime e dal personale di bordo, sono seguiti gli appostamenti dei poliziotti in borghese per individuare il gruppo criminale. La Procura presso il tribunale di Vallo della Lucania, che ha coordinato le investigazioni, ha emesso quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, per il reato di associazione a delinquere per furti e rapine. Rintracciati in diverse località, i quattro sono stati rinchiusi in carcere a Pescara, a Vasto e a Napoli, grazie alla collaborazione con il Compartimento Polfer per la Campania e per le Marche, Umbria e Abruzzo. 

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Novità 2018: la App per controlli lampo
di Emanuele Vittore*

L’esperienza maturata con il sistema Geopolfer, in uso dal novembre 2016, presso le 15 Sale operative compartimentali, ha permesso al Servizio polizia ferroviaria la riprogettazione del software. La nuova app Smart SDI 2.0 introduce due meccanismi innovativi: la tecnologia OCR, che consente la lettura ottica del documento attraverso la fotocamera dello smartphone, così da acquisire le informazioni anagrafiche del titolare del documento; la tecnologia NFC, che consente di acquisire i dati contenuti nel chip (o in codice mrz, le cifre sul retro delle carte di identità elettroniche, ndr) dei documenti elettronici semplicemente avvicinando il documento al dispositivo. L’acquisizione automatica dei dati anagrafici permette di procedere alla consultazione della banca dati di Polizia senza necessità di inserire manualmente l’anagrafica e verificando la rispondenza dei dati e della foto contenuti nel chip con quelli visibili sul documento. Inoltre, si eliminano gli errori di compilazione nell’interrogazione allo SDI, in particolare nel caso di nominativi dei cittadini stranieri, velocizzando, quindi, l’attività di controllo. Infine, per tutelare la sicurezza personale dell’operatore durante il controllo, l’ attività è contemporaneamente visualizzabile dalla Sala operativa. 

*direttore tecnico principale della Polizia di Stato 

29/08/2018