Stefano Tomasoni* - con la collaborazione di Luca Ancetti**
Il fascino discreto del Nordest
A Vicenza c’è un’elevata aspettativa dal territorio in termini di sicurezza: uno stimolo e una sfida per la questura
Per spiegare Vicenza conviene partire da Van Gogh. La Basilica palladiana, in Piazza dei Signori, ha da poco finito di ospitare una mostra dedicata al grande pittore olandese, che in sei mesi ha fatto registrare 450 mila visitatori. Una delle dieci mostre mondiali di maggior successo dell’annata 2017-2018. D’accordo, a puntare su Van Gogh si vince facile, però questa non è stata la solita mostra di quadri famosi: è stata un’esposizione che ha costruito un racconto diverso dell’artista, attraverso i suoi disegni e le sue lettere. Per dire che uno come Van Gogh può ancora essere visto da angolature inedite, a saperle cercare. La stessa cosa vale per Vicenza, una città che spesso è stata raccontata basandosi su luoghi comuni: la sacrestia d’Italia (per la sua tradizione cattolica), la città del Palladio (per i capolavori di architettura che custodisce), la culla degli “schei” (perché a capo di una provincia industriale a economia solida), la caposcuola della filosofia del “tasi e tira” (per il carattere appartato e laborioso della sua gente). Tutto vero, ma per metà. E chi si ferma qui senza cercare l’altra metà, capisce forse la Vicenza di vent’anni fa, molto meno quella di oggi. Servono nuovi punti di vista. Come quello, appunto, di una città che ha imparato ad attirare turisti e a farsi conoscere. Non è un caso se questa provincia, che negli Anni ‘90 e a cavallo del millennio ha trainato il “fenomeno Nordest” grazie al suo fitto tessuto di piccole e medie imprese proiettate in tutti i mercati del mondo, sia uscita prima e meglio di tanti altri (forse di tutti) da questi ultimi dieci anni di crisi e stia ora continuando a spingere per cogliere le sfide del digitale e dell’innovazione 4.0.
I segnali, dunque, ci sono: Vicenza è sul pezzo. E con lei questa provincia di 120 comuni e quasi 900mila abitanti. Una provincia un po’ sui generis. Policentrica, ovvero con almeno quattro o cinque cittadine più piccole rispetto al capoluogo, che però rivendicano una propria dimensione e un proprio ruolo sul territorio. C’è Bassano del Grappa prima di tutto, con i suoi tesori d’arte e il suo atavico sguardo lungo e aperto al mondo; ci sono Schio e Thiene, una con la sua prestigiosa storia industriale laniera e con la “montagna sacra” del Pasubio alle spalle, l’altra con i suoi ricordi medievali e la tradizionale apertura ai commerci; c’è Arzignano con il distretto della concia noto in tutto il mondo; c’è Valdagno dove ancora oggi si respira il retaggio della “città sociale” co