Sara Sgarzi
Vita da sincronette
A ridosso degli europei di nuoto sincronizzato abbiamo dato la parola ad una delle “nostre” atlete
Danza, acqua, musica, arte, lavoro di squadra, fiducia, grinta, spettacolo, armonia: tutto questo è il nuoto sincronizzato. Sono figure che si formano e cambiano, emozioni che si trasmettono, vite che si esprimono. Entri in quella piscina con quelle che sono diventate le tue compagne di vita e sulla vostra musica eseguite il vostro esercizio: è un momento che vi appartiene, il momento di dimostrare chi siete e cosa valete. Figure difficilissime, provate così tante volte da diventare del tutto naturali, prendono forma: da fuori è magia, da dentro è concentrazione, emozione, corpi che si muovono, fatica. Sì, perché sono convinta che pochi sport possano esse faticosi quanto quei 3-4 minuti che dura un esercizio di nuoto sincronizzato: rimani senza fiato, le gambe che non reggono, un dolore diffuso a tutti i muscoli del corpo, il cuore che batte all’impazzata, l’aria che non entra, le tempie che pulsano, la vista che si annebbia e la sensazione di essere sul punto di svenire. Non puoi fermarti però, anzi, non solo devi andare avanti, ma devi anche farlo bene, mascherando tutta quella fatica: devi accettarla, ignorarla, convincerti che sei più forte. E, infatti, ti alleni nove ore al giorno per trovare la bellezza, eseguirla al meglio, avvicinarsi sempre più alla perfezione ma anche per imparare a vincere la fatica. Ti alleni tutti i giorni per mesi e poi ti giochi tutto in 3-4 minuti: anche questo è il nuoto sincronizzato.
Non eravamo che bambine in una piscina e, imparando, ci divertivamo. E poi, allenamento dopo allenamento e gara dopo gara, siamo cresciute e, ognuna seguendo il proprio percorso, ce l’abbiamo fatta: gareggiare ad Europei e Mondiali con la maglia dell’Italia. Che orgoglio e che emozione immensa: medaglie, applausi, complimenti. Tante grandi soddisfazioni ma mai in campo olimpico: abbiamo, infatti, mancato per un soffio le qualificazioni ai Giochi sia di Pechino 2008 che di Londra 2012. Anni di allenamenti, gare e sacrifici solo per quello. Guardavamo fra le lacrime chi riusciva a realizzare quel grande sogno e chi fra di noi decideva di rinunciarci. Abbiamo pensato di farlo anche noi innumerev