Antonella Fabiani

Nel cuore di tutti

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lI racconto dei familiari dei Caduti e dei premiati durante la celebrazione al Pincio

sp02 05/18

Quello che colpisce ogni anno è il silenzio. Quello pieno di una commozione che arriva dritta al cuore.  È in quel silenzio che vengono pronunciati i nomi e i cognomi delle nostre vittime del dovere ma anche degli operatori promossi per aver compiuto azioni di coraggio anche liberi dal servizio. L’occasione è la celebrazione della 166° Anniversario della Fondazione. A iniziare, come da tradizione, la consegna della Medaglia d’oro al merito civile alla Bandiera. Quest’anno andata agli uomini e alle donne della polizia scientifica  che, come recita la motivazione “con costante impegno assicurano la loro altissima professionalità nei servizi tecnici legati alla tutela dell’ordine pubblico e al contrasto della minaccia terroristica. Con dedizione, grande spirito di sacrificio ed infaticabile umanità affrontano le incessanti attività specifiche connesse al fenomeno migratorio”.  A seguire,  i nomi dei poliziotti e delle poliziotte, caduti in servizio e i promossi per merito straordinario che ritirano le onorificenze dalle autorità. Di questi “poliziotti eroi” ne abbiamo ascoltato le storie direttamente dagli stessi protagonisti o dai loro familiari. 

A parlare dell’ispettore superiore Antonino Crisafulli (Medaglia d’oro al valor civile alla memoria e promozione per merito straordinario) investito da una macchina il 12 agosto 2012, mentre cercava di soccorrere chi era rimasto dentro una autovettura che si era rovesciata sulla corsia opposta, è il figlio Andrea Giovanni: «Avevo dodici anni quando è successo. C’ero anche io mentre mio padre andava verso l’incidente, stavo in macchina con mio fratello di 4 anni, ma non abbiamo visto nulla: abbiamo solo sentito un gran rumore. Pensai subito che gli fosse successo qualcosa e così è stato.  Ricordo solo questo. A mio padre è sempre piaciuto tanto fare il poliziotto, per lui il bene degli altri veniva prima del suo, ma era anche molto attaccato alla famiglia. Mi diceva sempre di credere in quello che faceva e di farlo con impegno – continua Andrea Giovanni – Questa medaglia è importante per noi, e ringrazio la polizia che ci è stata sempre vicino come una seconda famiglia, però avrei preferito averlo ancora qui con noi. Spero un giorno di poter fare anche io lo stesso mestiere di papà, per proseguire il suo lavoro».

Il dolore è intenso per tutta la famiglia di Nicoletta Missiroli, il sostituto commissario deceduto insieme a Pietro Pezzi, l’agente scelto insieme al quale stava per raggiungere il luogo in cui la sala operativa della questura di Ravenna aveva segnalato una violenta rissa. Purtroppo la macchina su cui stavano viaggiando andava a schiantarsi contro un albero a causa della pioggia incessante. Questo succedeva a Ravenna il 16 settembre 2017.  «Una donna forte, generosa, capace di difendere i deboli – ricorda con voce rotta dalla commozione, Fabio, il fratello – Nicoletta aveva deciso di entrare in polizia dopo la laurea, benché mia madre non fosse molto contenta, ma la polizia le ha permesso di esprimere il suo desiderio di aiutare gli altri e nell’applicare il suo ideale di giustizia». La notizia dell’incidente in cui Nicoletta ha perso la vita giunge con una telefonata dall’ospedale all’una di notte. Anche Fabio è un medico e chi lo chiama non ha il coraggio di dirgli la verità sulla sorella: «Sono dovuto andare a dire ai miei genitori quello che era successo, è accaduto tutto il sabato notte e io l’ultima volta l’avevo incontrata nel pomeriggio». Con Nicoletta, a dividere il tragico destino, c’era anche Pietro Pezzi. A raccontare di lui, la mamma Maria Luisa, una donna dolce e delicata che fa già immaginare le qualità di Pietro: «Non è facile parlare di mio figlio ora che non c’è più, era un

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02/05/2018