Mauro Valeri

Tratto d’autore

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L’esperto di araldica, Michele D’Andrea, ci racconta i nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato

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Commissione di studio, componenti istituzionali dell’Amministrazione e rappresentanze sindacali hanno preso parte, in maniera paritaria, al percorso di analisi dei nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato. C’è però una persona che quei “gradi” li ha pensati e disegnati. È Michele D’Andrea, esperto di araldica e autore, fra l’altro, degli attuali stemmi dell’Arma dei Carabinieri, dei Corazzieri, della Marina Militare e dell’Esercito, nonché dello stendardo presidenziale. Questa l’intervista in esclusiva per Poliziamoderna.

Professore, quali sono le aree di competenza di un esperto di araldica?
L’araldica è un linguaggio figurato basato su combinazioni di simboli. E dei simboli l’araldista deve conoscere non solo la grammatica, ma anche la storia, la portata politica, ideologica e sociale, l’attualità e le eventuali controindicazioni al loro utilizzo. 

Cosa l’ha colpita maggiormente durante questo progetto?
Di fronte a un’operazione che costituisce un vero e proprio spartiacque nella vita della Polizia di Stato, mi ha sorpreso l’unità d’intenti che ha accomunato la commissione: davvero una bella impresa collettiva. Le confesso che mi sono commosso quando, alla presenza del prefetto Franco Gabrielli, tutte le sigle sindacali sono intervenute alla fine dei lavori: ho udito parole che nascevano dal cuore, dalla fierezza di sentirsi poliziotti, dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono e di grande per i colleghi. Mi creda, un senso di appartenenza così forte non l’avevo mai conosciuto.

Tutte le mostreggiature sono caratterizzate dalla presenza dell’aquila dorata dalle ali spiegate. Cosa rappresenta?
L’aquila è il simbolo più pregnante della Polizia di Stato, quello che si è radicato nella percezione e nella memoria della gente. Il suo inserimento nell’architettura delle mostreggiature di tutte le qualifiche ne vuole amplificare la forza etica, facendone una sorta di fons honorum che sostiene idealmente gli elementi costitutivi dei diversi gradi. Ho disegnato l’aquila nel rispetto della più autentica tradizione araldica italiana, conferendole tuttavia un tocco di modernità che la rende elegante senza rinunciare a un atteggiamento maestoso. Dalla qualifica d’Ispettore superiore, poi, l’aquila tiene fra gli artigli il bastone del comando, simbolo di autorità e di capacità di gestione. Come vede, i nuovi distintivi si caricano di una pluralità di significati che sottolineano il ruolo e le prerogative di chi indossa e onora l’uniforme della polizia.

Perché è stata scelta, nell’articolazione dei distintivi di qualifica, la disposizione orizzontale per 2 elementi, piramidale per 3 e a rombo per 4?
Questo è il vantaggio di avere di fronte una pagina bianca da scrivere. Con questa riforma, la Polizia di Stato si è finalmente affrancata da un retaggio militare che, seppure nobilissimo, non le appartiene. L’assenza di riferimenti obbligati ci ha consentito di operare in piena autonomia, adottando soluzioni originali che, nel rispetto dell’ortodossia uniformologica, rimarcassero la diversificazione fra i due sistemi. 

Plinto araldico, rombo e formella dorata. Quale il significato dell’introduzione di questi simboli?
I simboli araldici sono spesso ricavati dagli oggetti della quotidianità e il plinto rappresenta appunto l’elemento fondante delle costruzioni, esattamente come gli Agenti e gli Assistenti che costituiscono i sostegni dell’intera struttura della polizia, la prima, rassicurante presenza per il cittadino. Il rombo dei Sovrintendenti è simmetria ed equilibrio, ma rimanda anche a una lancia, al dinamismo temperato dall’esperienza. Quanto alla formella, il richiamo al quadrìlobo di Lorenzo Ghiberti, uno fra gli esempi più alti dell’architettura gotico-rinascimentale italiana, va letto come la tutela del nostro Paese quale forziere di un inestimabile patrimonio di civiltà.

Da Commissario capo fino a Primo dirigente l’aquila è compresa all’interno di una lista circolare dorata. C’è una ragione particolare?
A livello internazionale, in quasi tutti i corpi di polizia la qualifica equivalente al Commissario capo è rappresentata da una combinazione di due elementi, l’inferiore “portante” e il superiore, più piccolo, che aumenta di numero con l’aumentare del rango. L’oggetto portante è stato costruito inserendo l’aquila in un elegante serto con il motto della polizia e ingrandendo la corona turrita; sopra di esso le formelle – da una a quattro – definiscono la qualifica.

Quali sono state le maggiori difficoltà da lei incontrate nella realizzazione dei distintivi di qualifica?
Due, in particolare. Anzitutto l’individuazione dell’elemento distintivo dei direttivi e dei dirigenti, poiché la maggioranza della commissione era contraria non solo alla stella di cinque punte della tradizione militare, ma anche a ogni altro tipo di stella. L’intuizione della formella ha permesso di sbloccare una situazione d’impasse che si stava trascinando da qualche seduta. In secondo luogo, la trasformazione del mio bozzetto dell’aquila in un modello vettoriale da cui avviare prototipi e produzione, resa possibile grazie a una tra le migliori grafiche specializzate in araldica, Alexandra Petrochenko.

06/04/2018