Annalisa Bucchieri

Le donne per la polizia

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edit 3-18

Ritualmente nel numero di marzo offriamo ampio spazio alle strategie della Polizia di Stato per contrastare la violenza sulle donne. Anche quest’anno il cuore della rivista, l’inserto, è dedicato a Questo non è amore, la campagna messa in atto dalla Direzione centrale anticrimine che da due anni mobilita poliziotti e poliziotte per la prevenzione e repressione di un fenomeno così tragico da costringerci a piangere vittime quasi ogni giorno nel nostro Paese.

L’editoriale però lo vorrei dedicare non a ciò che la polizia fa per le donne ma a ciò che le donne - mogli, madri, compagne, figlie - fanno per la polizia. è stata una lettera forte, quanto precisa e garbata, a darmi l’ispirazione. La lettera in questione è della signora Antonella, moglie del funzionario del III Reparto mobile di Milano che ha gestito l’ordine pubblico con grande intelligenza e sangue freddo nei frangenti pericolosissimi della manifestazione a Piacenza il 10 febbraio scorso. Nel suo scritto inviato al comandante del Reparto e successivamente pubblicato sul quotidiano Avvenire (vi invito a leggerla su poliziamoderna.it) non ci sono lamenti e dolenze della sposa in ansia per l’uomo che ama e che vorrebbe al riparo dal pericolo. C’è piuttosto il riconoscimento della bravura del marito e dei suoi uomini, frutto di una formazione e preparazione sempre più evolute della Polizia di Stato nell’ordine pubblico. Al contempo c’è il dispiacere poichè queste capacità non vengono mai evidenziate dai media, pronti solo a bollare con il “sigillo” dell’incompetenza le forze dell’ordine quando ci scappa l’incidente grave. 

Le parole della signora Antonella sono mosse da qualcosa in più dell’affetto per il proprio marito: provengono dalla condivisione dei valori del poliziotto. Una condivisione di valori prima di tutto in qualità di cittadina e poi di moglie. Ecco perchè il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che è anche il “suo capo” l’ha voluta incontrare accompagnata dal marito e dal comandante del Reparto. Lei rappresenta una delle tante donne che, pur non vestendola, la divisa la vivono cucita addosso. Non la subiscono ma la sostengono moralmente e materialmente. A lei, a Tina Montinaro, moglie di Antonio caposcorta di Falcone, a Teresa Turazza che dopo aver perso due figli in servizio si dichiara mamma di tutti i ragazzi in divisa e a tutte le donne che stanno a fianco dei poliziotti, dedichiamo simbolicamente la mimosa di Poliziamoderna. Sono loro che dimostrano che la Polizia di Stato è patrimonio della società civile e dei suoi cittadini perchè la sua ragione di esistere è al loro servizio ed in difesa dei loro diritti. Noi le apparteniamo e la Polizia di Stato ci appartiene. ϖ

05/03/2018