Annalisa Bucchieri
Le donne per la polizia
Ritualmente nel numero di marzo offriamo ampio spazio alle strategie della Polizia di Stato per contrastare la violenza sulle donne. Anche quest’anno il cuore della rivista, l’inserto, è dedicato a Questo non è amore, la campagna messa in atto dalla Direzione centrale anticrimine che da due anni mobilita poliziotti e poliziotte per la prevenzione e repressione di un fenomeno così tragico da costringerci a piangere vittime quasi ogni giorno nel nostro Paese.
L’editoriale però lo vorrei dedicare non a ciò che la polizia fa per le donne ma a ciò che le donne - mogli, madri, compagne, figlie - fanno per la polizia. è stata una lettera forte, quanto precisa e garbata, a darmi l’ispirazione. La lettera in questione è della signora Antonella, moglie del funzionario del III Reparto mobile di Milano che ha gestito l’ordine pubblico con grande intelligenza e sangue freddo nei frangenti pericolosissimi della manifestazione a Piacenza il 10 febbraio scorso. Nel suo scritto inviato al comandante del Reparto e successivamente pubblicato sul quotidiano Avvenire (vi invito a leggerla su poliziamoderna.it) non ci sono lamenti e dolenze della sposa in ansia per l’uomo che ama e che vorrebbe al riparo dal pericolo. C’è piuttosto il riconoscimento della bravura del marito e dei suoi uomini, frutto di una formazione e preparazione sempre più evolute della Polizia di Stato nell’ordine pubblico. Al contempo c’è il dispiacere poichè queste capacità non vengono mai evidenziate dai media, pronti solo a bollare con il “sigillo” dell’incompetenza le forze dell’ordine quando ci scappa l’incidente grave.
Le parole della signora Antonella sono mosse da qualcosa in più dell’affetto per il proprio marito: provengono dalla condivisione dei valori del poliziotto. Una condivisione di valori prima di tutto in qualità di cittadina e poi di moglie. Ecco perchè il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che è anche il “suo capo” l’ha voluta incontrare accompagnata dal marito e dal comandante del Reparto. Lei rappresenta una delle tante donne che, pur non vestendola, la divisa la vivono cucita addosso. Non la subiscono ma la sostengono moralmente e materialmente. A lei, a Tina Montinaro, moglie di Antonio caposcorta di Falcone, a Teresa Turazza che dopo aver perso due figli in servizio si dichiara mamma di tutti i ragazzi in divisa e a tutte le donne che stanno a fianco dei poliziotti, dedichiamo simbolicamente la mimosa di Poliziamoderna. Sono loro che dimostrano che la Polizia di Stato è patrimonio della società civile e dei suoi cittadini perchè la sua ragione di esistere è al loro servizio ed in difesa dei loro diritti. Noi le apparteniamo e la Polizia di Stato ci appartiene. ϖ