Annalisa Bucchieri e Luca Scognamillo

Punti di vista

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Per il Calendario 2018 dodici fotografi raccontano attraverso i loro scatti l’impegno quotidiano delle donne e degli uomini della Polizia di Stato

PP 12-17

Gli strateghi della comunicazione, i cosiddetti guru del marketing, ci hanno insegnato che la “riconoscibilità” costituisce il tratto distintivo di ogni progetto editoriale di successo. La capacità, cioè, di innovare o addirittura di stravolgere, nella forma e nei contenuti, un progetto pluriennale avendo, però, cura di non tradirne mai la “cifra stilistica” di fondo, costituisce la garanzia della sua riuscita. 

Nel rispetto di questo mantra, il Calendario della Polizia di Stato ha scelto anche per il 2018 la fotografia quale chiave narrativa per raccontare il nostro quotidiano impegno in favore della collettività.

Con un elemento di innovazione rispetto alle precedenti edizioni del calendario, fino ad ora sempre costruito attorno ad un unico autore. Per il 2018 abbiamo deciso, infatti, di far raccontare a dodici fotografi la caleidoscopica varietà del nostro lavoro e della nostra gente. 

Gli undici professionisti sono stati individuati dall’agenzia Contrasto, la casa editrice di riferimento del mondo della fotografia d’autore, e il cui direttore, Roberto Koch, è stato inoltre presidente di giuria del concorso ad hoc organizzato tra i poliziotti. Concorso che ci ha regalato il dodicesimo scatto del calendario 2018.

 Dunque undici professionisti, nove uomini e due donne, provenienti dalle realtà più variegate e comunque tutti molto lontani dal mondo del cosidetto law enforcement, cioè le forze dell’ordine . Perché siamo convinti che spesso proprio i fotografi che non hanno avuto precedenti frequentazioni con la materia da ritrarre siano in grado di raccontarla meglio e descriverne aspetti che chi è troppo coinvolto spesso ignora.

Con questa filosofia di fondo sono stati scelti autori del Nord, del Centro e del Sud Italia, fotografi di reportage e ritrattisti, amanti del bianco e nero nonché cultori del colore. Tutti chiamati per provare a descrivere la poliedricità del nostro lavoro e la straordinaria umanità dei nostri operatori. 

Ciascun fotografo ha avuto la possibilità di seguire l’attività dei nostri poliziotti per meglio comprendere l’essenza del nostro lavoro in tutte le sue molteplici sfaccettature. Troverete così straordinari ritratti in azione dei nostri operatori della polizia ferroviaria, della Postale, della Scientifica, dei reparti mobili, dei N.o.c.s. e molto, molto altro ancora.

E poiché ogni rapporto, se virtuoso, è per sua natura biunivoco, anche noi abbiamo imparato a conoscere un po’ meglio lo straordinario mondo dei professionisti della fotografia, attraversato di recente da profonde innovazioni. I fotoreporter di oggi, infatti, come gli stessi autori del calendario ci hanno raccontato, non sono più come in passato i voraci predatori di scene da immortalare a servizio della cronaca, modalità quasi estinta sotto i colpi delle fotografie scattate dai possessori di telefoni cellulari. Oggi i fotoreporter, al contrario, sono appassionati documentatori che scandagliano, con un’attività spesso lunga e meticolosa, la realtà da fotografare, per restituire, la complessità di un lavoro di approfondimento spesso durato mesi.

Per questo, come potrete leggere nelle pagine a venire, non sempre la foto prescelta per questo calendario era quella esteticamente più bella o emozionante. Gli autori hanno, infatti, sempre preferito lo scatto più rispondente all’essenza dell’esperienza vissuta tra i nostri operatori e al messaggio che intendevano lanciare.

La foto del mese di giugno è stato realizzata, come anticipato, da un agente della polizia ferroviaria che ha saputo congelare in un unico scatto il dinamismo che contraddistingue i frequentatori delle nostre stazioni e la centralità del ruolo dei nostri operatori. La sua foto, lo diciamo con convinzione, non sfigura affatto tra quelle degli altri fotoreporter professionisti e aiuta a comprendere la versatilità dei nostri operatori, anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo.

GENNAIO
«Mi ritengo fortunato – racconta Stefano Dal Pozzolo a Poliziamoderna –ad aver avuto l’occasione di fotografare una specialità invisibile, di cui ci accorgiamo di solito solo nei film americani d’azione. Ho passato con i due tiratori scelti un pomeriggio molto interessante. Prima di iniziare a scattare ci siamo conosciuti meglio e si è stabilita subito un’empatia. Io sono il vaticanista di Contrasto e molto spesso il mio operare quotidiano consiste nel fotografare il Papa con un’ottica spinta come il 500 mm sorretto da un monopiede. Mutatis mutandis, la mia concentrazione sul soggetto della foto e il puntamento per la messa a fuoco sono simili all’attenzione massima dei due poliziotti alla posizione di tiro e al loro occhio incollato al mirino del fucile di precisione. Dopo due ore intense di shooting, prendo un momento fiato e mi allontano dai soggetti per rimettere in ordine le idee. Ed ecco che distanziandomi sempre di più da loro riesco a percepirli contestualizzati con la città: questa è l’immagine giusta. Ed anche l’ora è giusta: il tramonto mi regala le loro suggestive silhouette. L’immagine dentro il mio mirino dice tutto l’essenziale: nei giorni della visita di Trump a Roma, i tiratori scelti erano pronti dal Vittoriano al proprio dovere, “invisibili e silenziosi”». Con questo scatto – possiamo dirlo – ha fatto “centro”.

FEBBRAIO
Per un fotodocumentarista come Antonio Di Cecco, la cui vocazione è rappresentare gli spazi – l’ambiente naturale o quello urbano con particolare attenzione all’architettura – essere chiamato a ritrarre persone, per di più in azione, ha il sapore di una scommessa, che Di Cecco ha accettato ben volentieri. E l’immagine che ci ha regalato dice senza ombra di dubbio che l’ha vinta. «Pur frequentando la montagna da molti anni non avevo mai calpestato un ghiacciaio. Ho avuto l’opportunità di farlo sulla Marmolada in compagnia del gruppo del soccorso alpino della Polizia di Stato. Una mattina di luglio, dal lago di Fedaia prendiamo la cestovia che conduce al Pian dei Fiacconi a 2.626m. Proseguiamo a piedi e ci fermiamo all’attacco del ghiacciaio. Dopo esserci legati in cordata, con ramponi e piccozza iniziamo l’ascesa che ci porterà nel punto individuato dalla squadra del Soccorso per realizzare lo scatto. Durante il tragitto mi ritrovo, per la prima volta, a dover saltare una serie di crepacci. Arrivati sul punto, chiedo al capo squadra di essere calato in una delle spaccature presenti nel ghiaccio. Una volta dentro, guardo verso l’alto e vedo gli altri componenti del gruppo saltare da una parte all’altra. Due linee di ghiaccio e il vuoto nel mezzo, decido che quello diventerà lo scatto. Lavoro sempre per sottrazione, fino a mantenere pochi elementi nell’immagine. La presenza umana nel bianco della neve e del cielo mi è sembrata la sintesi perfetta per raccontare la polizia della montagna».

MARZO
L’ ultima fatica di Lorenzo Maccotta è stato un reportage sull’industria del cybersesso e delle chatroom. Avendo perciò dovuto affrontare le difficoltà di esprimere il mondo immateriale di Internet, per la foto sul Cnaipic, il Centro della polizia postale e delle comunicazioni che tutela le infrastrutture critiche informatiche del nostro Paese, la scelta è ricaduta subito su di lui. «Sono stato incaricato di realizzare lo scatto del Cnaipic e mi sono trovato di fronte alla difficoltà di produrre un’immagine che restituisse l’importanza di queste attività di prevenzione e repressione dei crimini informatici, svolte principalmente con i computer e quindi di poco impatto scenografico da un punto di vista visivo. Mentre mi trovavo nel Centro di fronte alla squadra al lavoro sulle scrivanie e illuminata dalle luci fredde degli schermi, un’intuizione mi ha raggiunto modificando la mia visione della scena che mi si presentava adesso come l’interno di una specie di nave o sottomarino in cui l’equipaggio era impegnato nella “navigazione”. Per questo motivo ho scelto il formato panoramico e ho lasciato che il colore blu prevalesse nell’economia cromatica dell’immagine finale, suggerendo la metafora della navigazione nelle acque profonde di Internet. Sullo sfondo dell’immagine una fila di finestre lascia intravedere il paesaggio esterno della periferia romana, suggerendo lo stretto rapporto tra quel mondo digitale fatto di numeri e quello reale, tale per cui le azioni che avvengono in uno producono conseguenze nell’altro».

APRILE
Barbara Oizmud è un’artista che “crea” immagini con la sua macchina e non fotografa il “reale”. Si presenta con una maschera da gatta (peraltro pare si avvalga di una musa-assistente felina) e con un cognome anagramma di quello vero. Ha lavorato come cartoonist seguendo molti progetti per la Rai. Nel 2006  si avvicina alla fotografia con alcuni progetti legati all’ambito della moda e della musica. Nel 2015 ha realizzato un’opera fotografica su muro di 8 metri per 9 metri, all’interno del festival di Arte pubblica Art-on Cascina. Le sue foto sono state esposte nel Museo Macro e al Dorothy Circus Gallery a  Roma. «Ho destrutturato la polizia per ricostruirla attraverso alcuni gesti,privi di quei codici a cui siamo educati quando si tocca l’argomento. La foto si compone e trova il suo senso solo attraverso i dettagli che i ragazzi in scena mi hanno amabilmente regalato. Inutile dire che la disponibilità di questi ultimi è stato il dono più sentito. Il terreno monocromatico ha facilitato la resa organica; mi dispiace che lo scatto sia muto, per osservare bene questa foto è necessario ascoltarla».

MAGGIO
Raggiungiamo Valeria Scrilatti mentre sta preparando le valigie per il Myanmar dove l’aspetta un fotoreportage sulla condizione sanitaria delle donne. «Sono abituata a fotografare situazioni più statiche e composizioni quasi pittoriche, paesaggi naturali, skyline cittadini. La foto d’azione non è nel mio dna. I Nocs li conoscevo solo di nome. Naturalmente ho voluto prima assistere defilata all’esercitazione a Taormina all’interno della palazzina utilizzata per il G7. Volevo capire come si muovono, quali procedure seguono per poi ‘catturarli’ (divertente dirlo dei Nocs, ndr) in una posa studiata ma realistica. Nella foto non c’è finzione narrativa rispetto al loro modo di operare. Per rappresentare la coralità dell’azione ho scelto la scala che, grazie alla distribuzione su più livelli dei suoi gradini, permette di distinguere ogni soggetto della foto, in modo tale che ognuno sia visibile senza confondersi con l’altro. La scala conferisce all’azione un’architettura e un ritmo visivo». L’eleganza dello scatto è sottolineata visibilmente dal contrasto tra i Nocs in tenuta d’assalto e il tessuto di broccato retrò della scala in stile neoclassico. Insomma, è evidente il tocco femminile impresso da questa gentile e minuta signora della fotografia.

GIUGNO
Se non vi avessimo presentato  Antonio Milicia in divisa probabilmente nessuno avrebbe pensato che questo scatto non è opera di un professionista ma di un poliziotto che ha partecipato al concorso per il Calendario 2018 della Polizia di Stato riservato agli appartenenti, vincendo su circa 300 partecipanti. È l’unico che ha voluto farsi ritrarre con la sua macchina fotografica, ma nonostante trapeli l’emozione di figurare in questo pantheon di quotati fotoreporter è l’orgoglio di essere un poliziotto della Ferroviaria, un  “polferino” come si dice in gergo, a prevalere su tutto. «Mi presento, sono l’assistente capo della Polizia di Stato e presto servizio presto il Compartimento polizia ferroviaria per la Lombardia. Ovviamente, essendo parte in causa e conoscendo bene questa realtà, il mio scatto ritrae una attività della polizia ferroviaria del Settore operativo di Milano Centrale che utilizza un carrello elettrico durante un normale controllo del territorio e dei viaggiatori in stazione. In fase di scatto ho effettuato una lunga esposizione (30 secondi) su cavalletto, in una prospettiva dall’alto rispetto al soggetto e con un filtro a densità neutra montato su fotocamera, per catturare la normale vita frenetica dei viaggiatori ed il loro movimento. Così facendo ho evidenziato la nostra “ferma” e costante presenza sul territorio mentre intorno tutto scorre molto velocemente. In fase di post produzione ho applicato un leggero effetto chiamato “tilt shift” per creare una miniatura dell’intera scena e dare un mio tocco personale di originalità”».

LUGLIO
Alfredo Falvo fa il battitore libero tra Stati Uniti (dove ha studiato Fine Art photography a New York) e l’Europa. In Italia ha la sua tana in Toscana dove è  nato. Conducendo la classica vita nomade del fotoreporter  adottare un cane poliziotto in pensione è difficile, eppure dopo questo servizio con i Cinofili ha iniziato ad accarezzare l’idea. «Inizialmente ho lavorato su due modalità di scatto differenti: reportage e ritratto. Ho fatto questa scelta un po’ perché non sapevo quale stile si sarebbe adattato meglio agli scatti degli altri fotografi e un po’ perché per il reportage le condizioni di luce non erano ottimali. Agendo con l’ausilio di un flash esterno per foto posate il problema luce passava in secondo piano. Ringrazio tutto lo staff della polizia per la cordialità e la bella giornata passata insieme ma, in particolare, voglio ringraziare i poliziotti cinofili che non solo sono stati disponibilissimi ma mi hanno regalato un’esperienza unica. Ho avuto occasione di parlare molto con loro e ciò che più mi ha impressionato è il rapporto che instaurano con il proprio cane. Il cane è parte della famiglia e si rinuncia perfino alla vacanza per non lasciarlo solo. Nei miei scatti ho cercato di evidenziare, oltre alle qualità operative della coppia cane-poliziotto, la forza di questo legame così unico. Grazie di cuore per la bella giornata e per la splendida esperienza».

AGOSTO
Famoso per i colori vividi che ritroviamo nel suo primo recentissimo libro edito da Contrasto sui gipsy d’Irlanda, Mattia Zoppellaro ha scelto invece questa volta di sottrarre elementi “pittorici” al quadro, cogliendo il complicatissimo aspetto geometrico delle indagini balistiche. «Sono un grande appassionato del genere cinematografico police procedural, per me è stata dunque una scelta automatica, nonché un grande onore, scegliere di fotografare gli esperti della polizia scientifica. È stato molto affascinante ammirare i procedimenti attraverso i quali si risale alla pistola che ha sparato tramite un piccolo bossolo trovato per terra. Le indagini balistiche sono complicate e richiedono grande perizia. Ho optato per la luce naturale per realizzare lo scatto. Nonostante i diversi chili di attrezzatura con cui sono arrivato in location, ho immediatamente lasciato che le luci già presenti “dipingessero” il dettaglio del proiettile, il vero protagonista della mia foto. Grazie ancora alla polizia italiana per l’opportunità».

SETTEMBRE
Giulio Piscitelli, napoletano doc, è stato scelto per fotografare i Falchi che sono per lui fonte di informazione inesauribile su Napoli, la sua città. Li conosce da sempre ma per la prima volta ha l’opportunità di fotografarli. La mattinata di scatti inizia molto presto: dopo aver dato loro appuntamento all’alba, Giulio sceglie di seguirli con la macchina e di immortalarli mentre entrano nei vicoli dei quartieri spagnoli oppure quando sono operativi in mezzo al traffico. E poi li ritrae in gruppo in piazza del Plebiscito, con lo sfondo del Vesuvio. Questa foto riprende i poliziotti non più in movimento ma fermi, è un istante nel quale non indossano il casco e parlano tra di loro serenamente. Nonostante sia una giornata piovosa, una di quelle senza il caratteristico sole partenopeo, in questo scatto emerge tutta la napoletanità tipica dei loro gesti e del loro modo di esprimersi, ma anche lo stress e la fatica del lavoro quotidiano. I Falchi ritratti in foto non sono solamente un gruppo in divisa che fa squadra, un gruppo forte, ma sono soprattutto una famiglia. Sono insieme anche dopo il lavoro, e questo colpisce il fotografo che sceglie di riprenderli in un momento che travalica il consueto orario di servizio. Piscitelli studia e documenta con il suo obiettivo alcune delle realtà più pericolose e drammatiche dei fronti aperti di guerra nel mondo, come l’Afghanistan e la Syria. Per un po’ di tempo però rimarrà in Italia per un progetto fotografico sugli immigrati di seconda generazione.

OTTOBRE
Il mondo dei treni fa parte del destino professionale di Martino Lombezzi. Il suo lungo e appassionato  lavoro sui sopravvissuti alla strage nella stazione di Bologna ha colpito e commosso alla cerimonia del trentennale di quel tragico 2 agosto. Per questa foto lo ritroviamo nel capoluogo emiliano, in una pausa del suo lungo lavoro sugli esiti del tribunale dell’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia.«Quando mi hanno chiesto di rappresentare l’operato della polizia ferroviaria, ho pensato subito a due cari amici genovesi che sono stati agenti per anni proprio in questa specialità. Ho ripercorso i loro racconti e mi sono ricordato in particolare delle attività di indagine e prevenzione dei furti di rame lungo le linee ferroviarie, un fenomeno poco noto ma frequente, che mi aveva colpito. Ne ho parlato con gli agenti di Bologna che mi accompagnavano per il servizio e subito hanno pensato di condurmi a Santa Viola, alle porte della città, uno degli snodi cruciali della rete ferroviaria del nostro Paese e teatro di diversi furti di rame anche recentemente. È un posto surreale e molto scenografico, proprio quello che mi ero immaginato per questa fotografia».

NOVEMBRE
Milanese di nascita e newyorkese d’adozione, Francesco Anselmi si forma come fotoreporter negli States. Dopo gli studi inizia a pubblicare sul Wall Street Journal. Attualmente sta lavorando a un nutrito reportage sul muro eretto al confine tra Messico e Usa. «Riuscire a seguire una pattuglia delle Volanti a Milano è stato davvero emozionante e istruttivo, al punto da influenzare la scelta dello scatto. Invece di centrare l’inquadratura partendo dall’automobile (alla quale si associa immediatamente l’idea di pantera della Volante), ho voluto cogliere l’azione dell’equipaggio a terra, mentre ispeziona al di là della nostra visuale, dentro un garage che funge da deposito clandestino di scooter rubati. Per far emergere la difficoltà dell’impegno in città ho evidenziato la figura dei poliziotti mentre si arrampicano sopra rifiuti, illuminati dalla luce proveniente dall’alto.».

DICEMBRE
Dopo la laurea in giurisprudenza, Tommaso Ausili sceglie a sorpresa la fotografia, la sua vera passione. Una scelta lungimirante che sarà premiata al World press photo nel 2010 per un reportage sugli animali da macello. È sempre in cerca di immagini forti ma questa volta, inaspettatamente e oltre i pregiudizi, rinuncia all’effetto scenografico e d’impatto per esprimere in una posa statica e tranquilla senso di protezione e controllo della situazione. «Quando mi è stato chiesto quale reparto della polizia mi sarebbe piaciuto fotografare ho scelto senza esitazione il reparto mobile. La reputavo, tra quelle proposte, la situazione più dinamica e dunque fotograficamente più interessante. Soprattutto, però, mi sono reso conto che mi veniva offerta un’occasione unica per fotografare, da un punto di vista privilegiato e in completa sicurezza, delle procedure che normalmente vengono adottate in situazioni complicate e non prive di rischi. Ricordo bene l’emozione di seguire, attraverso il mirino della macchina fotografica, un reparto che avanzava compatto verso di me e poi correre nell’impeto di una carica. Quando però si è trattato di scegliere la foto per il calendario ho temuto che quelle foto piene di azione e concitazione riprese frontalmente come se fossi io stesso il bersaglio della carica potessero trasmettere una sensazione di repressione più che di difesa dell’ordine pubblico. Per questo motivo ho ritenuto più idoneo scegliere un’immagine ripresa lateralmente, da spettatore più che “bersaglio”, e che ispirasse organizzazione e sicurezza. Ringrazio ancora la Polizia per questa opportunità e ciascun componente del Reparto mobile che in un’afosa mattina d’estate mi ha pazientemente messo in condizione di svolgere al meglio il mio lavoro».

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Come e perché acquistare il calendario 2018 
È possibile acquistare on line, dal sito www.unicef.it (sezione “regali e prodotti”) il calendario da parete (€ 8) e quello da tavolo (€ 6) o facendo un  versamento sul conto corrente postale nr. 745000, intestato a “ Comitato italiano per l’Unicef”. Sul bollettino dovrà essere indicata la causale “Calendario della Polizia di Stato 2018” per il progetto Unicef “Italia – Emergenza bambini migranti”. Le questure, inoltre, hanno un numero variabile di giacenze: chi lo desidera potrà rivolgersi direttamente all’ufficio relazioni con il pubblico della questura della propria provincia per acquistare il nuovo calendario. Quest’anno il ricavato della vendita sarà destinato al Comitato italiano per l’Unicef Onlus per sostenere il progetto “Italia – Emergenza bambini migranti”: degli oltre 25.846 bambini e adolescenti sbarcati sulle coste italiane nel 2016, oltre 6.500 sono arrivati soli, non accompagnati. Da un anno, per la prima volta, l’Unicef sta lavorando in Italia per garantire a tutti i bambini migranti protezione, cure e la necessaria inclusione sociale. Infine, per la prima volta da quest’anno parte del ricavato sarà a destinato al Fondo assistenza della Polizia di Stato che lo utilizzerà per finanziare il progetto “Marco Valerio”, che interviene mediante l’erogazione di contributi annuali a favore dei figli dei dipendenti in servizio, affetti da gravi patologie fino al compimento del 18esimo anno di età.
Roberto Donini

05/12/2017