Luigi Lucchetti*

Quando il sangue sale alla testa

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La rabbia e l’ira sono tra le emozioni più difficili da controllare. Ma alcune semplici tecniche possono aiutare a gestirle

psiche 10-17

Per iniziare a parlare della rabbia non c’è niente di meglio che citare i primi versi dell’Iliade, il poema epico, costellato di arrabbiature colossali, alla base di tutta la letteratura europea: “Cantami, o diva, del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei...”. Senza entrare nei dettagli la guerra di Troia viene scatenata dalla rabbia di Menelao per la scomparsa della moglie Elena, fuggita o secondo altre versioni rapita da Patroclo, principe troiano. Altro esempio di ira lo troviamo passando dalla letteratura alla religione: quella del Dio della Genesi causata dalla disubbidienza di Adamo ed Eva che nel Paradiso terrestre mangiano il frutto che era stato loro espressamente proibito. In entrambi i casi le conseguenze delle azioni dell’arrabbiato di turno sono disastrose. Anche in questi classici esempi, come ci insegna la psicologia, la rabbia è la conseguenza di una frustrazione: per la perdita della donna amata nell’Iliade, o per il tradimento subito da Dio nella Genesi. Le arrabbiature del Creatore e quella di Menelao sono inoltre ampiamente giustificate sotto il profilo etico dall’infrazione di sacre regole alla base dei rapporti interumani e con la divinità. Nella filosofia platonica – che contemplava tre facoltà dell’anima: razionale, concupiscibile e irascibile – quest’ultima con sede nel cuore era incline a sdegnarsi per il male e per l’ingiustizia, oltre a lottare per conseguire i fini individua

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06/10/2017