Enrico Lorenzo Tidona*
La culla del Tricolore
Il ricco territorio di Reggio Emilia è entrato nel mirino della criminalità organizzata, efficacemente contrastata grazie alla stretta collaborazione tra la questura e i cittadini
L’Italia è la patria delle piccole città di provincia. L’ossatura basata storicamente sui comuni sta vedendo però il formarsi sull’asse mediopadano – stretto tra il Nord e il Centro del Paese – di un conglomerato che coagula attorno a sé città medio-piccole ad alta capacità produttiva, ad alta disponibilità di reddito e a forte attrazione per manodopera e immigrazione. Un tessuto connettivo che corre lungo la via Emilia, delimitata dal fiume Po e dall’Appennino, formato da infrastrutture viarie che a Reggio Emilia trovano il loro punto d’incontro ideale. La città del Tricolore, infatti, è da sempre considerata a misura d’uomo, solitamente in cima alle classifiche delle città più prospere e vivibili d’Italia. Nell’ultimo decennio, però, ha assunto un ruolo ancora più centrale di snodo grazie alla compresenza di autostrade, di un sistema metropolitano di treni locali, dell’aeroporto civile e soprattutto della nuova Stazione Mediopadana dei treni ad alta velocità, disegnata dall’archistar Santiago Calatrava, autore dei tre ponti sulla A1, divenuti il logo della faccia moderna di Reggio Emilia, terra agricola cresciuta con la meccanica e votata ora agli affari e al turismo. Uno sviluppo con effetti diretti sulla vita e la gestione di questa provincia fortemente proiettata sul capoluogo, nel quale risiedono 170mila persone, un terzo della popolazione totale suddivisa in 45 comuni. Ed è qui, in questa nuova fase d’intenso sviluppo, che si inserisce l’azione sempre più centrale della questura rispetto a una città divenuta laboratorio dell’integrazione sociale. Un territorio ricco, attraente anche per la microcriminalità e la criminalità organizzata, oggetto di un contrasto senza precedenti. La polizia, infatti, da tre anni a questa parte ha prima di tutto avviato un nuovo modello di collaborazione tra questura e cittadini, ideato dal questore Isabella Fusiello al suo arrivo nel 2014, che nasce dalla consapevolezza che il questore è, nel contempo, autorità di pubblica sicurezza e cittadino, fruitore del bene sicurezza al pari di tutti i cittadini, quindi, comprende bene le insicurezze e le ansie. Il modello è concreto e funzionante: i cittadini, riuniti in comitati e gruppi di “controllo del vicinato” hanno i numeri diretti dei dirigenti della questura di Reggio Emilia. L’effetto di questa sperimentazione normata in primis a livello locale in accordo con comuni, prefettura e le altre forze dell’ordine, è stato immediato. Il modello – divenuto capofila in Italia – si basa sulla collaborazione solidale tra cittadini e tra questi e la questura, ed è stato in grado di arginare il crescente e diffuso livello di insicurezza percepito dai residenti.
La questura di Reggio Emilia, quindi, non ha solo aperto le sue porte, ma ha dislocato i suoi presidi ideali tramite un sistema diffuso d’incontri sul territorio. Il questore Fusiello