a cura di Cristina Di Lucente
Quel terribile 1992
Palermo. Non si erano ancora posate le polveri del cratere di Capaci che, drammaticamente, un’altra esplosione violentava la città, i palermitani e tutti i poliziotti che faticosamente provavano a trovare la forza per rialzarsi dallo schianto di quel pomeriggio di sabato, 23 maggio. 57 giorni che inevitabilmente avrebbero cambiato la storia del capoluogo siciliano. Sono passati 25 anni da allora, ma il ricordo è sempre vivo nella memoria collettiva. La questura di Palermo, che ha vissuto sulla propria “pelle” questa tragedia, sente il preciso dovere della memoria che traduce aprendo le porte alla narrazione, al racconto di chi certe cose le conosce bene: i giornalisti che hanno affrontato quelle tematiche, gli scrittori che pur nella finzione narrativa attingono dal vero e i poliziotti che hanno vissuto quella terribile stagione. L’iniziativa, che si svolge nel chiostro della questura, si articola in una serie di incontri aperti al pubblico (a fianco il calendario con gli appuntamenti in programma) che offrono un momento di approfondimento e di riflessione sul tema del ricordo e della lotta alla mafia. Segno che la città non dimentica.
La salvezza in una valigia
Roma. Dare nuovo impulso al progetto Valigia di salvataggio, l’iniziativa dedicata alle donne in fuga vittime di violenza: questo il senso della conferenza stampa dello scorso 20 giugno alla sede dell’associazione Salvamamme, una sala incorniciata da una moltitudine di trolley, tutti contenenti un kit con i beni di prima necessità, vestiti, biancheria, oggetti per l’igiene personale, destinati a chi si ritrova da un momento all’altro a dover abbandonare la propria casa, spesso con bambini al seguito. «La valigia per me è stata un’ancora – racconta in una video-testimonianza una donna che ha ricevuto l’assistenza dell’associazione – quando sono scappata non avevo nulla, qui mi hanno dato vestiti, giocattoli per i miei figli, ma anche tanta serenità». «È stato un modo per dire a me stessa non sono sola, devo andare avanti», le fa eco un’altra testimone, la prima ad aver ricevuto un servizio di accompagnamento in tribunale dopo aver subito un’aggressione violenta da parte del marito. Salvamamme interviene nel momento psicologicamente più delicato per la vittima, andando a coprire un buco, quello delle primissime ore dopo la fuga, per fare in modo che la donna non faccia passi indietro prima di cominciare il suo percorso. «La valigia che viene consegnata porta un mondo dentro di se – spiega Grazia Passeri, fondatrice dell’associazione e presidente da circa 20 anni – l’assistenza psicologica, un prontuario di numeri utili, le informazioni legali, una carta sim, il luogo sicuro dove trovare rifugio, l’accompagnamento durante i trasferimenti più a rischio di rappresaglie».