Antonella Fabiani e Cristiano Morabito
Tra dolore e orgoglio
Commozione per le medaglie e le promozioni consegnate al sacrificio e al coraggio di operatori e al valore degli atleti
N
on ci si abitua mai a certi momenti. Preceduti da un silenzio solenne, ogni volta sono capaci di rinnovare una profonda commozione e svelare il volto umano dell’Istituzione. E i momenti sono quelli in cui si ricordano il sacrificio, il coraggio e l’alto senso del dovere di alcuni poliziotti. Quest’anno i reparti schierati e l’Inno di Mameli hanno fatto gli onori alla Bandiera insignita della Medaglia d’oro al valor civile per l’importante attività svolta dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato per alleviare le sofferenze e i disagi della popolazione nelle zone colpite dal terremoto nell’agosto 2016 e nel gennaio 2017. A seguire lo speaker ha poi annunciato i nomi degli altri medagliati che hanno ricevuto i loro riconoscimenti dalle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nomi e cognomi sì, ma che hanno dietro una rete di affetti che alcuni di loro hanno lasciato in mezzo a un mare di dolore.
Nicola Scafidi (Medaglia d’oro al valor civile), 28 anni, agente scelto, è morto durante un servizio di pattugliamento sull’autostrada A4 Torino-Novara. Mentre si erano fermati in attesa di disposizioni da parte della centrale operativa venivano travolti da un furgone. L’autista era al cellulare. Parla il papà Enrico: «Avere avuto un figlio come il mio Niki è la cosa più bella per un padre, era un ragazzo sempre allegro e disponibile. Amava molto il suo lavoro e io ero stato contento della sua scelta di entrare in polizia – continua con voce spezzata – anche se lo avevo avvertito dei rischi a cui sarebbe andato incontro».
Insieme a Nicola quel giorno c’era anche l’agente scelto Domenico Lo Greco, promosso per merito straordinario: «Avevamo finito il turno e stavamo per rientrare in caserma quando è arrivata una chiamata per un furto in un autogrill. Nicola, che era capopattuglia, ha deciso di fermare la macchina in prossimità della cuspide dello svincolo di Novara Est. All’improvviso, mentre parlavamo nello specchietto ho visto un furgone che ci stava venendo addosso ma era troppo tardi per spostarci. Ci ha sbalzato a una distanza di 80 metri. Ricordo Nicola che vomitava sangue e un signore, che si era fermato per chiamare i soccorsi, tentava di rianimarlo, io lo chiamavo per nome, ma non c’è stato niente da fare. Era un ragazzo preparato sul lavoro; è stato lui a farmi appassionare alla Stradale. La cosa peggiore è stata vedere un collega accanto in quelle condizioni e non potere fare nulla per lui».
La madre dell’assistente Francesco Pischedda (Medaglia d’oro al valor civile e promozione per merito straordinario) mostra straordinaria forza e dolcezza accettando di parlare del figlio nonostante non riesca a smettere di piangere. Il dolore è tanto anche per la sua piccola nipotina di un anno che si trova senza papà. Tutto è accaduto durante un servizio di vigilanza lungo la strada tra Lecco e Sondrio. Francesco, per fermare un malvivente che fuggiva dopo aver rubato una macchina, cadeva nel vuoto tra due carreggiate da un’altezza di nove metri: «Sono sempre stata fiera di lui – osserva Diana Mirabella – Francesco ha seguito le orme del padre, ma era in servizio come ispettore fino al 2010, ora in pensione. Ero orgogliosa che fosse entrato in polizia anche lui, ma non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo. Francesco era un ragazzo sempre sorridente, andava d’accordo con tutti e non si lamentava mai. I suoi compagni di corso mi sono molto vicini con telefonate e messaggi, li considero tutti miei figli. Francesco aveva un grande senso del dovere, era la luce dei miei occhi».
Dalla sofferenza inconsolabile di due genitori all’orgoglio di due operatori che si sono trovati a gestire una situazione complessa e pericolosa. La Medaglia d’oro al valor civile e promozione per merito straordinario all’assistente Cristian Movio e all’agente scelto Luca Scatà è stata concessa per il coraggio dimostrato durante un servizio di pattuglia in cui si sono imbattuti in un pericoloso terrorista, Anis Amri, autore dell’attentato compiuto a Berlino il 19 dicembre 2016. «Non è una cosa da tutti i giorni ricevere una medaglia – commenta Cristian manifestando il pensiero di entrambi – ne siamo orgogliosi. Fa molto piacere perché è la conferma che abbiamo fatto bene il nostro lavoro».
Un attacco cardiaco è invece stato fatale al vice sovrintendente Diego Turra (promozione per merito straordinario), durante un servizio di ordine pubblico per la gestione di una manifestazione non autorizzata all’interno del Centro temporaneo di accoglienza di Ventimiglia. A soccorrerlo un collega, l’assistente capo Gabriel Grasso, a cui è andato un Encomio, che ricorda: «Quando mi sono accorto che Diego si era sentito male, ho lasciato tutto e ho tentato di rianimarlo ma purtroppo è deceduto in ospedale. Era una persona fantastica – continua Grasso – giocherellona e un gran lettore. Era nel cuore di tutti al Reparto per il suo carattere espansivo ed estroverso. Aiutarlo è stata un’azione istintiva appena ho capito cosa stava succedendo, ma quando ho saputo che era morto ho provato per un periodo dei sensi di colpa; pensavo di non aver fatto abbastanza ma poi all’ospedale mi hanno detto che non era possibile fare di più».
Insieme a Gabriel Grasso tutti gli operatori che hanno fatto parte delle due squadre impiegate nella gestione della manifestazione hanno ricevuto Encomi e Lodi. A parlare di loro il dirigente del VI reparto Mobile di Genova, Carlo Eugenio Del Monte: «Penso che l’altruismo e la solidarietà siano determinanti in generale nella Polizia di Stato e in particolare nei Reparti mobili, perché qui il personale vive costantemente insieme, ed è abituato fin dall’inizio a lavorare in squadra. Penso sia importante ricordare questi episodi in occasione della Festa della Polizia che rappresenta la sintesi dell’attività di un anno e anche un momento di gratificazione per il personale».
Emozioni uniche anche per gli atleti delle Fiamme oro, che tingono i podi di tutto il mondo con i colori della Polizia di Stato e lo hanno fatto anche alle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro, e per questo hanno ricevuto una promozione per merito straordinario. Elisa Di Francisca, argento nel fioretto individuale, unica non in divisa perché tra pochi mesi diventerà mamma del piccolo Ettore: «Quando sarà grande gli farò vedere le immagini di oggi e gli dirò “Quel giorno con me c’eri anche tu”. Lo considero come uno dei “podi” più belli della mia carriera».
«Non ci si abitua mai a vincere – ha detto Marco Di Costanzo, il canottiere bronzo olimpico nel “2 senza” – Noi sportivi non mettiamo spesso l’uniforme, però ogni volta che la indosso mi emoziono e penso sempre che un giorno la metterò sempre così come tutti i poliziotti». Un’emozione unica anche per chi della freddezza ha fatto il suo mestiere, come il tiratore Gabriele Rossetti, oro ai Giochi brasiliani nello skeet: «Vincere a Rio è stato forse meno emozionante che stringere la mano al presidente della Repubblica. Per me portare la scritta “Polizia” sulla tuta è importante: da piccolo vedevo gli atleti delle Fiamme che la indossavano e sognavo di metterla anche io. Quel sogno si è avverato e oggi sono io a voler far sognare ai più giovani di indossare un giorno la tuta cremisi».
Anche Marco Fichera e Andrea Santarelli, i due spadisti argento a Rio nella prova a squadre, emozionati confermano: «Emozione e commozione di trovarsi accanto a colleghi autori di vere e proprie “imprese” nella vita di tutti i giorni: sono momenti importanti per un atleta e un poliziotto». Orgogliosa e sorpresa, Elisa Longo Borghini, medaglia di bronzo nel ciclismo su strada, ha detto: «L’uniforme mi ha sempre affascinato, non avrei mai pensato un giorno di mettermi quella della polizia e oggi mi sento orgogliosa di farlo. Vedere tutte quelle persone schierate, gli altri medagliati è stato un momento unico».
Infine, Gregorio Paltrinieri, primo italiano a salire sul gradino più alto del podio in un’Olimpiade nei 1.500 m stile libero: «Di solito le mie premiazioni avvengono a bordo vasca, ma ricevere un riconoscimento in un contesto del genere, di fronte a tutte le più alte cariche dello Stato, non ha eguali. L’emozione c’è sempre e si rinnova ogni volta che tutto questo accade».