a cura di Cristina Di Lucente

I nostri piccoli amici

CONDIVIDI

pdn_01_17

Roma 13 dicembre, il sole limpido di Santa Lucia tramontava dietro i colli della Farnesina, quando la Fanfara della Polizia di Stato ha attaccato “La vita è bella” per accogliere, dalle scale del circolo sportivo di Tor di Quinto, bambini e ragazzi assistiti dal piano sanitario Marco Valerio. Istituito dal  Fondo di assistenza della ps, il piano è un sostegno alla famiglie per le cure delle malattie pediatriche croniche e gravi dei figli dei dipendenti dell’Amministrazione della Polizia di Stato, a cui la nostra rivista devolve tutti gli introiti derivati dagli abbonamenti. La festa natalizia si è avviata sulle note allegre del repertorio e ha contagiato piccoli e grandi; la luce breve del solstizio d’inverno è sembrata prolungarsi rasserenando il volto dei familiari e vivacizzando la partecipazione dei piccoli eroi in lotta contro malattie gravissime. Come quella di Ilaria, 10 anni, bellissima ma sofferente per la degenerazione  delle funzionalità renali; il papà, dell’Ufficio immigrazione della questura di Roma, con grande trasporto ci dice delle cure specialistiche che sta ricevendo all’ospedale Bambino Gesù. 
Intanto attratta dai ritmi che si facevano intensi, la piccola Maria Cristina di 3 anni, affetta da sindrome di Down, si affianca al maestro e, saltellando, inizia a dirigere la fanfara. I familiari ci parlano delle tante attività di logopedia e cognitive alle quali la bimba partecipa con entusiasmo e i risultati si vedono. 
Dopo l’esecuzione dell’inno nazionale e di quello della Polizia di stato, tutti i partecipanti sono stati accolti nella palestra del circolo dove Stefano Pantano, campione olimpionico di spada, ha presentato una esibizione di arti marziali e di scherma di giovani atleti delle Fiamme oro, coinvolgendo, sul tatami e sulla pedana, i piccoli ospiti. In questo clima ha preso coraggio anche Gabriele, 12 anni, autistico della sfera linguistica, che ha affrontato l’istruttore Gianluca Iovine in un breve ma toccante incontro di karate. Commosso dal gesto il padre, in servizio all’Istituto di perfezionamento per ispettori di Nettuno, ci parla delle tante difficoltà incontrate nelle strutture pubbliche, preoccupato soprattutto dalla mancata socializzazione che allevierebbe l’isolamento del figlio. Tra un’attività e l’altra è arrivato il momento di un meritato e ricco buffet: qui abbiamo incontrato Andrea, 16 anni, un grande pittore. La forza straordinaria di questo ragazzo, colpito da ischemia natale che ne ha compromesso la motricità e la vista, è proprio nella sua arte, nei suoi quadri incredibili. «Vede solo colori – dice la mamma, in servizio alla Polfer di Roma Tiburtina – ma  riesce poi a disegnarli con grande armonia dovuta paradossalmente proprio a questa sua sfortunata sensibilità». Parteciperà a una mostra internazionale a Palermo ma va fiero, in particolare, di un quadro di struggente bellezza, un panorama di spiaggia dedicata ad una sua amica morta a 14 anni  (foto nella pagina di apertura). C’è ancora Sara, 8 anni,  affetta da una malattia neurodegenerativa, sorridente dalla sua sedia a rotelle e orgogliosa della  sua pagella scolastica e Lorenzo, 9 anni, anche lui immobilizzato e ancora senza diagnosi precisa sulla malattia, confortato dal tenero affetto del fratello Davide. I ragazzi più grandi sono stati infine coinvolti in una conferenza molto interessante tenuta da Marco Valerio Cervellini, della Polizia del Web, sui rischi della Rete,  mentre nel corridoio la polizia stradale aveva allestito una mostra fotografica sulle sue attività.  A fine giornata, la soddisfazione per noi di Poliziamoderna è stato il ringraziamento di tanti genitori per il calore e la vicinanza della nostra amministrazione, soprattutto perché hanno sentito di non essere più soli nella loro quotidiana battaglia contro le terribili malattie dei propri figli. E soli non li ha lasciati lo spettacolo, all’uscita della festa, di una chiarissima luna piena, a illuminare la speranza di questi piccoli grandi eroi.
Roberto Donini

Agenti contro lo stress 
Skopje (Macedonia). Un intenso percorso formativo con gli agenti “speciali” macedoni Tigers della Rdu (Unità di intervento rapido) sul Job Burnout e su come risolvere lo stress da lavoro ha fornito l’occasione a due poliziotti italiani per condividere conoscenze ed esperienze sul tema. «Perché – raccontano Valentino Maestrini e Angelo Biondo del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia – anche i poliziotti più operativi, addestrati tecnicamente ad affrontare inconvenienti estremi, rimangono pur sempre uomini e quindi non immuni da carichi stressanti che possono creare criticità anche nella loro vita privata». Un agente abituato a intervenire in un incidente stradale o a ingaggiare un conflitto a fuoco, non è detto che riesca a elaborare eventi tragici come la morte di un bambino o di un collega durante un intervento. A certe cose non ci si abitua mai, ma bisogna tuttavia saperle gestire. L’intervento degli psicologi è fondamentale, ma a volte potrebbe essere utile anche la vicinanza di qualcuno che quell’evento traumatico lo ha già provato sulla propria pelle e che possa aiutare a decifrare e superare certi stati d’animo e a dare la giusta spinta per riemergere. Questa figura potrebbe essere un “pari”, in questo caso un altro poliziotto. In Italia la Polizia di Stato ha già avviato da tempo progetti sulla sindrome da Burnout che è considerata alla stregua di una malattia professionale specifica di poliziotti, medici, psicologi, assistenti sociali, in genere delle categorie che lavorano aiutando gli altri e che, facendosi carico dei problemi delle persone con cui si rapportano, finiscono proprio per “bruciare” tutte le energie, specialmente quelle mentali. 
E l’esigenza dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) di programmare questo incontro formativo conferma che queste criticità da stress sono comuni a tutti gli appartenenti della stessa categoria. Valentino e Angelo con competenze e entusiasmo hanno contribuito all’ottima riuscita di questa full immersion e Angelo conclude emozionato: «Quando un collega di un altro Paese, alla fine di due giorni intensi di lavoro ininterrotto, si stacca la patch del reparto di appartenenza dalla propria divisa per regalartela e fissandoti dritto negli occhi ti dice che devi tornare per continuare il lavoro iniziato e ti fa capire che in quel Paese sei benvenuto come uno di famiglia, allora lo sforzo più grande è quello di ingoiare il groppo alla gola che in quel momento è il tuo nemico numero 1».
Debora Mecchia

Va in scena il non-amore
Roma. «Esagerata un occhio nero, Viola dai, e poi ho visto le foto di voi due al mare su Facebook, troppo dolci, è un modo per chiederti scusa». Inizia con queste conversazione tra due ragazze lo spettacolo “X=Y” rivolto agli adolescenti di alcune scuole medie romane, una collaborazione della Polizia di Stato con l’Associazione Teatroinmovimento che parla di amore, o meglio di non amore. Un progetto per mostrare le differenze tra uomo e donna e insegnare a rispettarle, per saper riconoscere la sopraffazione, la violenza fisica e psicologica e non solo quella subita, ma anche quella inflitta. Quando si è giovani spesso si è confusi di fronte ai sentimenti e così, uno schiaffo ricevuto perché si è troppo truccate, può essere interpretato come eccesso di amore. Questo spettacolo, scritto dal conduttore Marco Liorni e rappresentato al Servizio centrale operativo (Sco) in occasione della Giornata internazionale contro ogni forma di violenza sulle donne, investe sui giovani affinché chi subisce maltrattamenti lo riesca a raccontare alle forze dell’ordine, a un’amica o a un professore. E chi sa di un’amica che ha l’ex fidanzato che la minaccia la aiuti a denunciare. «Perché anche se si è verificata una diminuzione di casi di femminicidio – afferma Mariacarla Bocchino della Direzione centrale anticrimine – Non cambiano i dati relativi ai reati di maltrattamento.  Conoscere, capire, sapere come comportarsi se si è vittima di maltrattamenti o atti persecutori è fondamentale. Ecco perché noi vogliamo spiegarlo ai ragazzi, che devono essere pronti ad agire in tempo per loro stessi e per gli altri».
Debora Mecchia

Il sorriso di Stefania
Roma. Una gioia indescrivibile quella che Alessio, Luca, Pier Paolo, Nicola, Elio, Lucia, Cesare, Mirel e Maria, il team dei volontari del comitato di Croce rossa Roma 13-14, hanno regalato a Stefania, una giovane paziente calabrese colpita da una forma tumorale alle ossa che l’ha immobilizzata a letto e la costringe per necessità, a vivere a Roma. In una delle trasferte legate alle visite che ha dovuto sostenere nei vari ospedali, la ragazza ha espresso il desiderio di fare una passeggiata all’aria aperta, richiesta che ha dato vita a un’organizzazione sinergica tra i volontari e i poliziotti delle volanti di Roma. Lo scorso 19 novembre l’autoambulanza l’ha condotta all’ingresso della caserma di via Guido Reni, dove con sua grande sorpresa è stata accolta dall’uscita delle Pantere, a lei dedicata, e dalla disponibilità di alcuni poliziotti che hanno soddisfatto le sue curiosità. «Grazie per l’insegnamento di coraggio che ci dai oggi con la tua testimonianza», con queste parole, assieme a un omaggio floreale, Ignazio Craparotta, coordinatore del 1° nucleo delle volanti di Roma ha salutato Stefania, che ha ripetuto la piacevole esperienza con una visita successiva al Reparto a cavallo, dove ha assistito anche a una dimostrazione dei cinofili. E chissà che le visite non proseguano, visto il successo ottenuto.  

Anziani nel mirino
Livorno. Le truffe che hanno come target la terza età sono in aumento nel capoluogo toscano: nei primi 8 mesi di quest’anno si è registrato un incremento del 17,5% dei casi rispetto allo stesso periodo del 2015. Il dato locale è in linea con quello nazionale, nel primo semestre del 2016 il fenomeno dei raggiri agli over 65 è aumentato del 19%. Sono questi i dati emersi nel corso del convegno “Truffe non ci casco”, organizzato dal Tirreno e dalla Polizia di Stato presso la sede del quotidiano locale. Un appuntamento al quale hanno preso parte, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine, decine di pensionati, accorsi ad ascoltare i consigli per combattere una piaga sociale che riguarda tutti. «L’invito è quello di non preoccuparsi: non  c’è niente di cui vergognarsi», ha esortato la platea Giuseppe Picariello, dirigente dell’Anticrimine. «La persona di una certa età è nel mirino più degli altri solo perché non essendo più nel mondo del lavoro ha una vita sociale meno attiva», ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Giuseppe Testaì. E il consiglio principale è stato rivolto ai parenti stretti delle potenziali vittime: quello di non lasciarle sole, facendosi sentire spesso e interessandosi ai loro problemi quotidiani.
Luca Scognamillo

Il Giubileo si tinge di blu
Roma. Lo scorso mese di novembre, dal 22 al 27, gli spazi del Museo nazionale romano Terme di Diocleziano hanno ospitato Il Blu nel Giubileo, la mostra fotografica organizzata dalla questura di Roma che documenta l’operato della Polizia di Stato in occasione dell’Anno Santo straordinario. I maestosi spazi dell’Aula X, probabile atrio di accesso delle antiche terme romane, hanno accolto il vernissage della mostra a cui hanno preso parte, insieme a tante altre personalità, il capo della Polizia Franco Gabrielli, l’ex ministro dell’Interno Alfano, il cardinale Comastri e monsignor  Fisichella. 
Nel suo intervento introduttivo alla mostra il questore di Roma, Nicolò D’Angelo, ha sottolineato che la mostra vuole essere «un momento di testimonianza per immagini che intende rivolgersi principalmente ai giovani, perché sappiano cogliere i valori della misericordia giubilare». Il blu delle divise è il leitmotiv che accomuna le 40 fotografie scattate da poliziotti. Nelle immagini sono ritratte scene di vita quotidiana e documentate l’accoglienza e la sicurezza che la Polizia e tutte le forze dell’ordine hanno garantito per i milioni di cittadini e pellegrini giunti a Roma per vivere in prima persona questo Giubileo della Misericordia, nato in un contesto internazionale non certo rassicurante.
Simonetta Zanzottera

Lavorare con il cuore 
Sono uomini e donne che si sono distinti per l’impegno nella solidarietà, nell’integrazione, nel soccorso e nell’inclusione i destinatari delle quaranta onorificenze al Merito della Repubblica italiana conferite dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 12 novembre. Tra questi ci sono anche due poliziotti, premiati per l’impegno che portano avanti nel loro lavoro tutelando le fasce più deboli. Vincenzo Tancredi, 53enne sovrintendente torinese (foto in basso), è stato riconosciuto ufficiale dell’ordine al Merito per il suo quotidiano impegno nella difesa dei cittadini più vulnerabili, in particolare degli anziani. Dalla Sicilia viene invece Maria Rosa Volpe (foto in alto), l’ispettore capo responsabile dell’Ufficio minori di Agrigento, che accoglie i migranti più piccoli in arrivo sulla costa siciliana con il biberon in mano. È lei che prende in consegna gli “orfani del mare”, come nel caso della piccola Favour, di soli nove mesi, che aveva visto sua madre morire annegata. Persone instancabili e appassionate nella loro attività, che svolgono per il gusto di prestare aiuto a chi ne ha bisogno. In altre parole, con tutte le carte in regola per il meritato riconoscimento. 

In memoria di Filippo Raciti 
Bologna. Una borsa di studio intitolata al poliziotto morto negli scontri per una partita di calcio e istituita 10 anni fa, da attribuire a rotazione ai figli di caduti appartenenti a forze di polizia e forze armate, è stata consegnata lo scorso 30 novembre a Stefania Tammone. Suo padre, Francesco, venne ferito mortalmente nel luglio del 1996, quando ricevuta la segnalazione per una rissa a Potenza, riconobbe un pluripregiudicato in semilibertà. L’uomo si dette alla fuga e durante l’inseguimento ferì mortalmente il poliziotto che riuscì tuttavia a rispondere al fuoco e a permettere l’arresto e la condanna all’ergastolo del criminale. La fondazione Carira, che ha istituito il premio, ha proceduto alla consegna del premio attraverso il suo presidente e promotore Niccolò Rocco di Torrepadula. 
Valentina Pistillo

#Presente
È il titolo scelto quest’anno dalla Rai per lanciare la 27esima edizione della maratona televisiva che promuove la raccolta fondi, a favore della Fondazione Telethon, che da sempre si occupa della ricerca per combattere le malattie genetiche rare. 
Anche la Polizia di Stato, come accade ormai da alcuni anni, non si è tirata indietro e per questa edizione ha messo a disposizione gli spazi del Museo delle auto della Polizia di Stato per girare uno spot che oltre ad avere lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca, ha contribuito a lanciare un messaggio di vicinanza e sostegno della Polizia di Stato nei confronti delle iniziative solidali.
La guest star della clip, Ricky Memphis, che è tornato a interpretare e vestire il ruolo di un ispettore di polizia in servizio questa volta al Museo delle auto, durante le riprese ha regalato momenti di divertimento rendendosi disponibile con tutti soprattutto con i piccoli e improvvisati attori. Infatti, accanto all’attore e alle mitiche auto storiche della Polizia di Stato, alcuni alunni delle scuole primarie di Roma che hanno ricevuto l’agenda scolastica 2017 Il mio diario, hanno recitato con professionalità e passione, rendendo la giornata delle riprese un momento veramente unico. Lo spot, prendendo spunto da una breve storia di amicizia e solidarietà tra ragazzi, racconta la gita di questi piccoli studenti e di come decidono di far partecipare all’uscita scolastica anche un loro compagno meno fortunato affetto da una malattia genetica rara che purtroppo è rimasto a casa. Il bambino protagonista ha scoperto di esserlo quando lo spot è stato trasmesso in tv.
Francesca Pesci

Il valore del sacrificio
Roma. Lo schieramento della Fanfara a cavallo, sulle note del “Silenzio”, lo scorso 21 novembre ha ricordato tutti i Caduti delle forze dell’ordine a piazza della Libertà, nel cuore della Capitale. Un luogo simbolo, dove il monumento scultoreo di Giorgio Bisanti, l’Abbraccio, domina la piazza da ormai due anni. La scultura è stata realizzata per volontà dell’Associazione Argos forze di polizia, una onlus composta da rappresentanti dei 5 corpi di polizia, che ha organizzato la raccolta fondi per il finanziamento dell’opera. 

Divertirsi nell’attesa
Padova. Cosa ci fa una sala colorata e piena di giochi nella questura? È lo spazio inaugurato nella sala d’attesa dell’Ufficio passaporti, ideato da Roberto Della Rocca, dirigente della Divisione amministrativa e sociale, per intrattenere i più piccoli durante i tempi tecnici necessari per il rilascio dei passaporti dei propri genitori. Un’area attrezzata con giochi finanziata con un contributo di Confindustria Padova. A rendere più accogliente la sala, un disegno murale di Nazarena Laveder, poliziotta dell’Ufficio passaporti, che ha messo al servizio dei bambini la sua abilità artistica.

La rivincita dei Bastardi
Napoli e i luoghi comuni su Napoli che gli italiani esportano all’estero, forse per dare al pubblico quello che si aspetta. Un via semplice, una scorciatoia per evitare la complessità della metropoli campana riassumendo ogni sua sfumatura con la parola “camorra” e le sue implicazioni. Chi non ha mai accettato questa semplificazione, invece,  è lo scrittore Maurizio De Giovanni, che nei suoi romanzi polizieschi ha raccontato una parte inedita della città, usando il genere noir come contenitore per descrivere luci e ombre di un popolo umano e passionale. Una narrazione, quella di De Giovanni, che descrive luoghi reali, paesaggi unici che influenzano l’umore e lo stato d’animo di chi li vive. In questa città operano i cosiddetti “Bastardi di Pizzofalcone”, poliziotti imperfetti di un piccolo commissariato che lavorando duramente riusciranno a riscattare se stessi e l’immagine della Polizia. Protagonisti di vicende quotidiane e credibili, i Bastardi hanno catturato l’interesse  del cinema e della tv, sempre alla ricerca di nuovi soggetti e di storie avvincenti: la Clemart di Massimo Martino e Gabriella Buontempo, infatti, ha realizzato in collaborazione con Rai Fiction e Polizia di Stato una serie di sei puntate per Rai Uno, scegliendo per incarnare i protagonisti dei romanzi attori come Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini. La prima puntata della fiction, in onda dal 9 gennaio, è stata proiettata in anteprima per la stampa presso la Scuola superiore di Polizia, raccogliendo il consenso dei giornalisti presenti, che al termine della visione hanno rivolto numerose domande al cast e ai produttori. Particolare attenzione è stata rivolta alla caratterizzazione dei personaggi, che il regista Carlei ha plasmato insieme agli attori puntando sulla fedeltà alle storie originali. 
Lo stesso De Giovanni, presente all’evento, ha espresso grande soddisfazione per la prova del cast e in particolare per l’interpretazione di Gassmann, perfetto nei panni dell’ispettore Lojacono, l’elemento trainate di un commissariato che sembrava destinato alla chiusura.
«Un poliziotto, come tutti gli uomini, è un impasto di santo e di peccatore», proprio come i Bastardi, spesso di fronte al bivio tra la strada più giusta e quella suggerita dalle proprie debolezze; a definirli, infine, saranno le scelte importanti.
Nicola Marchetti

Ciao, Maria Grazia
Bari. La nostra è una professione particolare. Il nostro è un mondo altrettanto particolare in cui si scontrano spesso durezza e dolcezza, in cui c’è un senso di appartenenza che sfocia più volte in concetti che chi non ne fa parte, a fatica può capire. Ci sono alcune “frasi fatte” che potrebbero lasciare il tempo che trovano, ma che per noi poliziotti sono fondamentali, come il sentirsi all’interno di una enorme famiglia allargata che conta più di centomila parenti. Ebbene, quando si assiste a certe manifestazioni di affetto, ci si rende conto che è veramente così.
Succede che un giorno, mentre ti trovi su un treno e stai tornando a casa da una delle tante trasferte, arriva una telefonata che ti dice: «Domani sei su un aereo per Bari. Devi andare al funerale di una collega». Indicazioni, poche, l’unica certezza è che domani sarai in volo. Inizi a documentarti per sapere chi fosse la collega, cosa abbia fatto in carriera, chi abbia mai arrestato o a quale grande operazione di polizia abbia partecipato per meritare così tanta attenzione. Il tuo cinismo da giornalista inizia a farsi avanti, ti chiedi il perché di questo viaggio. In mano hai solamente un foglio su cui, con la freddezza tipica di un atto formale, sono indicate le generalità della persona, dove faceva servizio, chi erano i parenti e dove avranno luogo i funerali. Ma già da quelle poche righe inizi ad intuire qualcosa di Maria Grazia, così si chiamava la collega, quando leggi che insieme al marito era riuscita ad adottare due fratelli ucraini. Continui a pensare, finché non scendi da quell’aereo e di corsa arrivi nella piazza principale di un piccolo paesino, Ceglie del Campo, e di fronte alla chiesa trovi tante divise quante non ne hai mai viste neanche a un funerale di Stato. Entri in chiesa, fatichi a trovare posto, e subito hai una sensazione di condivisione e di affetto. Ascolti con attenzione l’omelia del sacerdote attraverso la quale conosci meglio chi c’è lì al centro dei banchi, a ridosso dell’altare. Poi arriva un saluto particolare, quello di un rappresentante della tua Amministrazione, Filippo Dispenza, e lì si dipana ogni dubbio sul perché della tua presenza: Maria Grazia Polito, poco prima di lasciarci, aveva espresso il desiderio di fare il suo ultimo viaggio indossando quella che per lei non era una semplice divisa, ma il simbolo dell’appartenenza a quella grande famiglia di cui si parlava prima, chiedendo anche il permesso di vestire quel grado da vice sovrintendente che, da vincitrice di concorso, avrebbe presto potuto mettere sulle spalline. Questo poteva essere un “problema”, ma così non è stato, perché saputa la cosa il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha dato subito l’assenso. Non è utile a nessuno raccontare del dolore del marito di Maria Grazia, Luigi, e dei due figli Vladimir e Tania. No non serve, ma serve dire che quel giorno, davanti e dentro quella chiesa c’erano centinaia di persone a testimoniare l’affetto verso una collega, un’amica, che aveva sempre una parola gentile per tutti, che si sapeva distinguere nel suo lavoro. 
Succede anche che, alla fine di tutto, ti trovi a salutare ancora una volta Maria Grazia sul sagrato della chiesa, sotto la pioggia battente, e quando si avvicina un anziano del paese che sottovoce ti chiede «mi scusi, ma con tutta questa polizia, è morto qualcuno di importante?» e ti giri e d’istinto rispondi «Sì, una poliziotta». Ciao Maria Grazia, piacere di averti conosciuta.
Cristiano Morabito

Regali in volo
Roma. I bambini delle case famiglia Mater Dei di Lavinio e Chiara e Francesco di Torvaianica scarteranno i regali di Natale. I poliziotti del I Reparto volo e il Casv di Pratica di Mare, hanno organizzato uno spettacolo negli hangar dell’aeroporto. «Questa iniziativa è nata un anno fa – spiega Bruno Roverato, comandante del I Reparto volo – quando questi bambini ci hanno fatto visita. Siamo rimasti colpiti dalla loro curiosità di conoscere più da vicino la nostra realtà. È nata una splendida amicizia e, con i miei 126 uomini, ci siamo prodigati per far loro trascorrere un Natale migliore». In attesa di Babbo Natale, che di lì a poco sarebbe sceso dall’elicottero, molti sono stati gli ospiti che hanno intrattenuto il pubblico con lo spettacolo condotto dall’attrice Giulia Felci: il poliziotto-cantante Luca Guadagnini, che con il ricavato delle sue canzoni finanzia anche il reparto di neonatologia e chirurgia medica dell’ospedale Bambino Gesù, gli esperti della scuola di ballo Full Dance, la band Pink Puffer, Massimo Zerboni e i suoi cani pastore che recitano nei film. A chiudere l’esibizione Anouk e Roy, due cani poliziotto della Squadra cinofili di Fiumicino. «Quest’anno abbiamo raccolto quasi 5mila euro per i nostri piccoli amici» affermano orgogliosi l’ispettore Sandro Felci e i colleghi di Pratica di Mare che hanno organizzato con lui l’evento.
Valentina Pistillo

 

10/01/2017