Chiara Distratis
Ciclone Bebe
Vera forza della natura, la campionessa paralimpica Beatrice Vio racconta dei successi e di come lo sport l’abbia aiutata ad affrontare la sua disabilità
«It’s not possible» le ha detto il bodyguard quando ha capito che lei voleva avvicinarsi al presidente Obama per un selfie, durante l’ultima cena di Stato a cui sono state invitate le eccellenze italiane. Ma neanche il rigidissimo protocollo della Casa Bianca l’ha fermata. Così Beatrice Vio, per tutti Bebe, gli ha risposto: «I’m sorry, I don’t understand these words», l’ha dribblato, si è diretta decisa verso Obama e ha scattato quel selfie da quasi 400mila like sui social network (foto a lato). Ed è proprio vero, per la diciannovenne schermitrice veneta nulla è impossibile. Chiuso il 2015 con il titolo iridato nel fioretto paralimpico individuale ha affrontato un 2016 ricco di appuntamenti: «Mi sono concentrata su una cosa per volta: prima gli Europei, poi la maturità e alla fine le Paralimpiadi» e neanche a dirlo è stato un successo su tutti i fronti. L’abbiamo intercettata al ritorno da Rio de Janeiro, poco prima che il capo della Polizia Franco Gabrielli incontrasse lei e gli altri medagliati delle ultime Olimpiadi e Paralimpiadi per complimentarsi con loro.
Hai iniziato con la scherma giovanissima, perché hai scelto proprio questo sport?
La scintilla è scoccata veramente per caso, avevo cinque anni e avevo praticato per un anno ginnastica artistica, ma non mi era piaciuta. Alla fine del corso c’era il saggio nel quale far vedere a mamma e papà cosa avevi imparato; ma non era una gara e io invece avevo bisogno della competizione. Ho provato con la pallavolo, ma dopo 10 minuti avevo già capito che non faceva per me e quindi mentre cercavo l’uscita della palestra sono entrata in una sala piena di “Zorri bianchi, bellissimi” e sono rimasta a bocca aperta. Dopo poco si è avvicinato Gastone (il suo primo allenatore, ndr) che mi ha chiesto se volevo provare... ed è stato amore a prima vista.
Eri una bambina impegnata con la scuola, la scherma e gli scout... Poi cosa è successo?
Ero una normalissima bambina di 11 anni divisa tra le mie “3 S”, quando nel 2008 ho contratto il meningococco. Sono stata oltre 3 mesi in ospedale; ho subito l’amputazione di braccia e gambe. Ma la mia più grande passione era la