don Giuseppe Costantini*
Il tempio sulla dogana da mar
Chi arriva nel bacino di San Marco, al termine del Canal Grande, resta colpito dal monumentale tempio che si eleva sulla punta di quella che è chiamata la “Dogana da Mar”.
Ci si chiede perché questa grande opera non si trovi al centro della città e quale ne sia l’origine.
Correva l’anno 1630, quando la peste cominciò ad affliggere Venezia. Furono più di 80mila le persone che persero la vita a causa del morbo nella sola città e oltre 600mila nel territorio della Serenissima Repubblica. Nonostante i tentativi di porre rimedio con le medicine di allora, la peste continuò a infierire sulla popolazione. Il senato della Serenissima, in accordo con le autorità religiose, pensò di ricorrere, come extrema ratio, alla misericordia di Dio e si impegnò con un solenne voto, qualora la città fosse stata liberata dal morbo, a erigere un magnifico tempio in onore della Beata Vergine Maria. La peste cessò e, come promesso, si diede inizio alla costruzione della basilica che fu dedicata a Madonna della Salute.
L’impresa, controllata da tre senatori della Serenissima, fu affidata, dopo un concorso, al giovane architetto Baldassare Longhena e la prima pietra benedetta fu posta nell’aprile del 1631, dal Patriarca Giovanni Tiepolo. Per erigere il nuovo tempio, si scelse di demolire la chiesa della Santissima Trinità con l’adiacente convento. Per sostenere il peso della maestosa basilica, si dovettero infiggere nel sottosuolo più di 100mila pali anche se qualcuno, esagerando, parlav