Luigi Lucchetti*
Le ragioni della crudeltà
Disumanizzare il nemico permette a terroristi e criminali di massacrare persone inermi senza provare sensi di colpa
I terribili attentati di novembre 2015 a Parigi, come quelli più recenti di Istanbul, Nizza e Dacca, in cui nel bersaglio dei terroristi sono finite persone comuni, sorprese in momenti serali di svago e massacrate a sangue freddo, porta a interrogarci sui meccanismi che conducono i carnefici ad uccidere in modo così cruento, senza mostrare alcun turbamento per le sofferenze inflitte alle loro vittime, bambini compresi. Esse, pur inermi e inoffensive, sono state identificate come nemici da abbattere in quanto colpevoli di essere cristiani ed occidentali. Come è possibile che un individuo perda ogni inibizione a uccidere persone a lui completamente sconosciute, superando il divieto evangelico di non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fosse fatto a noi? Questo divieto – che costituisce uno dei fondamenti essenziali della socialità – può essere rinforzato o depotenziato fino all’annullamento da condizionamenti culturali che ne favoriscano o neutralizzino la portata. Limitandoci a focalizzare i secondi, essi esplicano la loro azione perversa attraverso la veicolazione di processi di deumanizzazione. Questo termine assume il significato di negare l’umanità dell’altro invocando un’asimmetria tra chi è portatore delle qualità tipiche dell’essere umano e chi