Federico Scotti*

Occhi indiscreti

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Dal semplice codice PIN ad App studiate appositamente per nascondere dati riservati. Vediamo come proteggere la privacy sui nostri smartphone

clickbit 7/16

Da sempre comunicazioni e sicurezza intrecciano le loro strade. L’essere umano ha fatto della parola il propellente per la sua spinta evolutiva, ma si è reso anche subito conto della necessità di “controllare” questo mezzo. I linguaggi segreti sono sempre stati utilizzati dall’élite di potere per governare sia gli spiriti che le questioni più terrene, e quando la parola è diventata scritta, nascondere le informazioni importanti agli occhi indiscreti ha fatto nascere i primi sistemi di “crittografia”, cioè dell’arte di offuscare un messaggio e di renderlo leggibile solo possedendo una determinata chiave di lettura. 

E al giorno d’oggi? Viviamo nell’era della comunicazione, le distanze sono state annullate dalle velocissime autostrade digitali. Possiamo comunicare istantaneamente con un aborigeno in Australia (anche se forse ancora non abbiamo nulla da dirci) e portiamo in tasca il più potente strumento per annullare le distanze. Il telefonino ha esaudito il desiderio di essere sempre in contatto con il nostro mondo di riferimento e piano piano abbiamo trasferito questo mondo al suo interno: prima i contatti, poi le foto e la ricerca delle informazioni, e infine le nostre reti sociali. Inutile negarlo, una volta per capire com’era fatta una persona si guardava al suo abbigliamento, alle sue compagnie o addirittura a cosa mangiava, mentre oggi per conoscere l’uomo del ventunesimo secolo, basta aprire il suo smartphone. 

Vediamo ora alcuni accorgimenti per evitare che tali e tante informazioni possano cadere in mani indesiderate. Per cominciare, tutti i telefonini hanno implementato i sistemi di accesso al dispositivo. Prima di tutto il PIN, numero di identificazione personale, ma il livello di sicurezza di questo codice è molto basso, siamo infatti abituati a comunicarlo soprattutto agli amici o ai familiari. Allora ci si è tuffati nel “biometrico”, cioè si possono usare alcune caratteristiche uniche del proprio corpo come chiave per accedere al nostro smartphone: la forma del viso attraverso l’onnipresente telecamera o la propria voce possono essere adatte a tale scopo, ma alla fine l’impronta digitale è diventata la combinazione per entrare nella nostra cassaforte di informazioni e tutti i modelli di fascia alta e anche molti di quelli più economici hanno ormai lettori di impronte. 

Anche dal punto di vista applicativo esistono diverse soluzioni per celare i nostri contenuti più sensibili. Ci sono App che creano appositi spazi nascosti per i messaggi, l’archivio delle telefonate fatte o ricevute, per i documenti o le foto personali. E come in un gioco di ombre cinesi spesso le App stesse sono camuffate, sembrano qualcos’altro, oppure hanno meccanismi di autodistruzione dei dati “compromettenti”: lanci l’applicazione, immetti il codice, scuoti il telefono e si cancella tutto. Si arriva persino a creare degli spazi nascosti paralleli, uno con i dati veri e un altro con dati più “innocenti” da mostrare all’occorrenza. Molti di questi servizi sono offerti gratuitamente, ma spesso, sottoscrivendo un abbonamento si possono ottenere ulteriori benefici. Per esempio KeepSafe cripta e sincronizza i file presenti sul dispositivo su un server remoto. Da segnalare anche Vaulty per la possibilità di creare distinte casseforti (dall’inglese vault), ognuna con la sua password, per diversi documenti e che scatta una foto a chi tenta di inserire la chiave di accesso e la sbaglia per più di tre volte. Infine di Gallery lock è notevole il livello di trasparenza, infatti una volta installata l’applicazione, questa scomparirà del tutto e per accedere alle nostre informazioni riservate bisognerà digitare il pin, preceduto dall’asterisco, direttamente dalla schermata per fare una chiamata. Qualche anno fa si è parlato del telefono utilizzato dal presidente degli Stati Uniti, un Blackberry modificato e denominato “ObamaBerry”. Ovviamente una delle persone più importanti del pianeta ha un livello di sicurezza probabilmente irraggiungibile, ma la richiesta di sempre più controllo delle informazioni che transitano o risiedono sui nostri cellulari ha lanciato la sfida verso i sistemi che garantiscono la salvaguardia e la tutela della riservatezza di tutti quei tratti che definisco il moderno essere digitale. 

*settore informatico Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della ps

23/06/2016