Francesco Meucci*
La città del Palio
Siena mantiene ancora l’essenza di borgo medievale ma rappresenta anche il centro di una provincia difficile e variegata dove c’è bisogno al tempo stesso del guanto bianco e del pugno forte
“Cor magis sena tibi pandit”. È questa l’epigrafe che accoglie i visitatori in arrivo a Siena. La si trova ancora ben leggibile sulla Porta Camollia, varco d’accesso alla città per chi proviene da Firenze. È un motto antico e quantomai attuale: “Siena ti apre un cuore più grande”. Ovviamente, più grande della maestosa porta che si sta attraversando. Di lì si apre una piazza e si è subito nel cuore di Siena, nel territorio della sovrana contrada dell’Istrice, dal quale si dipana un dedalo di vicoli, viuzze, anfratti e angoli che di Siena sono una delle caratteristiche più rinomate. Una strada in particolare, però, ci invita a proseguire con il passo. Porta lo stesso nome della porta (Camollia) e di svolta in svolta arriva fino al cuore della città: la piazza del Campo. È un cammino antico, percorso nei secoli da migliaia di persone. Che un tempo erano i pellegrini della via Francigena e oggi sono i moderni viandanti: turisti, visitatori, forestieri che a Siena arrivano per curiosità, studio, lavoro o amore. Un flusso ininterrotto di persone che si mescola alla popolazione locale e ne fa quasi il paio, trasformando nei mesi estivi l’antico borgo in una capitale del turismo tappezzata da facce di mille colori e scossa da lingue di ogni accento. Un via vai che non ha snaturato l’essenza di “borgo” medievale, saldamente ancorato alla propria storia e alle proprie radici e avvezzo – per forza e per necessità – a preservare se stesso da una modernità mai fuggita davvero, eppure sempre guardata con guardinga circospezione. Merito di una ricchezza da banchieri, sapientemente custodita (almeno fino a qualche anno fa) e sempre ben spesa a favore della collettività. Ma merito, soprattutto, di quel vanto e di quell’orgoglio che fanno dei senesi una popolazione a sé: le contrade del Palio. Vero “motore” della città, cuore pulsante della vita sociale; famiglia in tutto e per tutto che accompagna ogni istante della vita del contradaiolo e la cui passione esplode fragorosa ogni estate quando nella piazza del Campo si corre il Palio. Una carriera “folle” con dieci barberi lanciati alla conquista del desiderio di ogni senese: il Drappellone, un cencio di stoffa dipinta che qui ha un valore inimmaginabile per ogni profano e che è pari solo all’amore che i senesi hanno per la loro città. Città dal cuore grande, si diceva. A dispetto delle ridotte dimensioni (il comune si estende per neanche 120 chilometri quadrati) e dei numeri contenuti (circa 54mila gli abitanti). Immune ancora ai grandi flussi migratori e incastonata fra luoghi da sogno (la Val d’Orcia, le Crete Senesi) ed eccellenze mondiali (il Brunello, il Chianti); Siena è tuttavia il centro di una provincia fra le più grandi della Toscana. Una vasta area che spazia dalle remote pendici dell’Amiata, fino alle celebrate torri medievali di San Gimignano e che racchiude in sé ogni genere di paesaggio, eccezion fatta per quello marino. Ad aree rurali e campagne incontaminate seguono città dal frettoloso sviluppo urbano come Poggibonsi e Colle Val d’Elsa, luoghi dove le moderne problematiche sono all’ordine del giorno. Un territorio, insomma, difficile per quanto frastagliato e diverso. Dove c’è bisogno al tempo stesso del guanto bianco e del pugno for