Francesco Fain*
L’orgoglio di sentirsi europei
Il lavoro di prevenzione e di collaborazione con i cittadini rendono Gorizia, Capitale della cultura nel 2025 insieme a Nova Gorica, un laboratorio di pace
Sono due bambini. Giocano e si rincorrono allegramente. È l’8 febbraio 2025 e siamo accanto al piazzale della Transalpina, fra Gorizia e Nova Gorica, un’ora prima dell’inaugurazione di Go!2025.
Un bambino è italiano, l’altro sloveno. Ma la nazionalità non conta. Sono due bambini, autenticamente e orgogliosamente, europei: l’Europa che collabora e che ha superato le divisioni del passato. I rispettivi genitori, in fila, attendono di poter partecipare alla cerimonia di apertura della Capitale europea della cultura che unisce Gorizia (Italia) e Nova Gorica (Slovenia): è la prima transfrontaliera. Accanto, ci sono due poliziotti, uno italiano, l’altro sloveno. Si salutano. Fanno parte della “stessa squadra”. Come dice il questore di Gorizia Luigi Di Ruscio «in fondo il confine che abbiamo qui accanto è nobile proprio per questo, perché è un invito a superarlo, rispettandoci però, avendo sempre la massima attenzione. E questo si inquadra perfettamente nel nostro motto che è “esserci sempre”, l’esserci comunque: anche quando non ci siamo, noi ci siamo».
Queste sono le immagini da immortalare di un anno speciale per questo territorio: fotogrammi che permettono di capire cosa è oggi Gorizia, un laboratorio di pace. E riassumono, nel miglior modo possibile, il nobile messaggio lanciato, quest’anno, nel piazzale della Transalpina e dalle due città. «Nulla può far tornare indietro la storia che la Slovenia e l’Italia hanno costruito, e costruiscono, insieme», le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di inaugurazione della Capitale europea della cultura.
E quelle scene spontanee, non “da protocollo” che vedono protagonisti due bambini, due poliziotti e, con essi, il futuro, ne sono la conferma. Qui, si sta voltando pagina. La frontiera ‒ di fatto ‒ non c’è più: resiste, probabilmente, ancora nella testa di qualcuno, ma i passi in avanti sono evidenti e si ampliano giorno dopo giorno. Prima, ci si guardava in cagnesco. Ora si collabora e si inizia a ragionare, quasi Gorizia e Nova Gorica fossero un’unica città. Non lo scopriamo certamente oggi che il Goriziano (e con esso Gorizia e Nova Gorica) ha vissuto, direttamente e sulla propria pelle, gli stravolgimenti storici e geopolitici dell’Europa. Un territorio diviso tra due Paesi ma unito nello spirito e negli intenti: creare la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Sfogliando le pagine di storia, tutto ha inizio con i patriarchi di Aquileia e i Conti di Gorizia. Siamo nell’XI secolo. Ma è con la Seconda guerra mondiale che quest’area è costretta a subire cambiamenti importanti e impattanti. Dopo la Grande Guerra, viene prima occupata dall’esercito di liberazione e, poi, divisa in due zone tramite gli Accordi di Belgrado e Duino del 1945: la zona A amministrata dalle forze armate anglo-americane, e la zona B, amministrata dalla Jugoslavia. Il Goriziano diventa, così, oggetto di una intensa contesa sia dal punto di vista politico sia da quello più squisitamente diplomatico, alla quale pone rimedio il Trattato di Pace di Parigi del 1947. Ed è così che la gran parte del territorio viene assegnato alla Jugoslavia e la restante porzione, compresa Gorizia, all’Italia. Il nuovo confine (che, nei primi anni, è pressoché invalicabile e asfissiante) corre ai lati della città di Gorizia dividendola dal suo entroterra, così come corre ai margini del territorio jugoslavo privandolo del suo centro nevralgico. Con Gorizia dall’altro lato del confine, nel 1948 comincia la costruzione di una nuova città, Nova Gorica.
Ma c’è chi, prima di altri, il confine ha voluto abbatterlo. È la questura di Gorizia che, di recente, ha scelto una cornice molto significativa, per certi versi iconica, per celebrare la 173^ festa della Polizia di Stato: la piazza della Transalpina. Ciò a marcare la collaborazione transfrontaliera anche nel campo della sicurezza e dell’ordine pubblico. «Perché ‒ come ama ripetere lo stesso questore ‒ collaboriamo proficuamente con gli amici sloveni. E non da oggi».
Grande la solennità. E un colpo d’occhio d’effetto, sopra il mosaico.
Dopo l’esecuzione degli Inni d’Italia, di Slovenia e di quello europeo, in quell’occasione il questore ha ricordato come l’attività delle forze dell’ordine non abbia confini perché un crimine è tale ovunque si realizzi; i principi di legalità e giustizia sono quei valori capaci di oltrepassare tutte le frontiere.
«Pochi sanno ‒ aggiunge Luigi Di Ruscio ‒ o non molti sanno, che l’organizzazione al mondo più antica ed alla quale aderiscono il maggior numero di Paesi non è l’Onu, bensì l’Interpol. All’Onu aderiscono 193 Paesi, all’Interpol tre in più. Siamo in vantaggio e questo la dice lunga sul fatto che le polizie, pur rispettando quei confini che delimitano la loro competenza territoriale, li considerino uno stimolo ad andare oltre. Il confine è sicuramente un elemento di diversità, va rispettato, la nostra vita è piena di confini, ma essi stessi contengono in sé una sorta di invito a superarli, ad incontrarsi, a trovare le ragioni che uniscono. Vedete, è una frase fatta, l’abbiamo sentita tante volte, ma noi poliziotti questa cosa in fondo la facciamo, perché quando parliamo tra noi non abbiamo barriere né ideologiche né politiche».
Gorizia resta un’isola felice. I reati vengono commessi anche a queste latitudini ma in numero largamente inferiore rispetto a tante realtà d’Italia. Ma se si vuole che continui ad essere una zona tranquilla, bisogna lavorare sempre di più sulla prevenzione. Ed è su questo tema che si sta concentrando il lavoro della Polizia di Stato. I controlli sul territorio ci sono, continueranno ad esserci e sono già stati potenziati. Il tessuto sociale è sano, i cittadini collaborano con la polizia, segnalano i problemi e l’eventuale presenza di personaggi sospetti. Insomma, i goriziani si dimostrano reattivi e la collaborazione con le forze dell’ordine è continua in un clima di reciproca fiducia.
I momenti di vicinanza con la Polizia di Stato non mancano; manifestazioni e iniziative di prossimità contribuiscono a creare quel rapporto cittadino/stato rispettoso dei ruoli e attento alle esigenze di tutta la collettività. ϖ
*Vice caposervizio redazione - Il Piccolo di Gorizia
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Punto di riferimento tra due culture
di Edoardo Reja*
Sono nato a Gorizia nel 1945 da padre sloveno e madre friulana. La mia terra l’ho lasciata molto presto perché le esperienze lavorative, prima da calciatore e poi da allenatore, mi hanno portato per lunghi periodi lontano da casa. In tutto il mio percorso professionale la Polizia di Stato è sempre stata un punto di riferimento costante. La presenza dentro e fuori gli stadi per garantire l’ordine pubblico ed assicurare a tutti la possibilità di guardare in sicurezza le partite della propria squadra del cuore è un aspetto che, anche per il fatto di essere “del mestiere”, non ho mai dato per scontato: anzi, il vostro esserci in maniera molte volte nascosta o silenziosa significava che tutto stava andando per il verso giusto.
La vostra vicinanza anche nelle piccole disavventure che a tutti possono capitare l’ho provata personalmente: ricordo quella volta che ho dimenticato in un taxi a Roma il portafoglio, velocemente restituitomi grazie alla vostra sollecitudine che ha consentito di individuare subito il mezzo.
Adesso che sono rientrato stabilmente in questa città, più tranquilla e sicura di molte nelle quali ho vissuto e non afflitta da problematiche particolarmente gravi di sicurezza, mi rendo conto che comunque vedere le vostre macchine anche soltanto passare infonde un forte senso di protezione, nella convinzione che se non ci foste qualcuno ne approfitterebbe. Ho anche avuto modo di collaborare direttamente con voi di recente, quando, in occasione del Giro d’Italia del 2021, ho proposto al compianto Enzo Cainero di allargare la tappa che si è svolta da Grado a Gorizia anche al territorio sloveno, come infatti è stato: devo dire che anche grazie alle mie conoscenze transfrontaliere e all’ottima collaborazione esistente tra la polizia italiana e slovena, quest’idea che inizialmente sembrava audace e irrealizzabile si è concretizzata con grande successo, tanto che è stata replicata anche quest’anno nella tappa di fine maggio con l’arrivo nella Piazza della Transalpina.
Vi assicuro che per me, che sono nato in un momento storico in cui il confine era un muro quasi insormontabile, vedere due Stati che collaborano proficuamente è un messaggio di pace di cui c’è infinito bisogno in questo tempo. Potete soltanto immaginare la mia emozione quando, nel 2004, a seguito dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea, ho voluto partecipare (saltando una sessione di preparazione del Cagliari che allenavo) alla cerimonia nel corso della quale è stata demolita la recinzione e smantellata la porzione di muro che dividevano in due la piazza della Transalpina.
In questo tempo in cui Gorizia, anche grazie agli eventi correlati alla Capitale Europea della Cultura 2025, sta acquisendo una centralità sempre maggiore anche dal punto di vista turistico, le vostre “antenne alte” insieme a quelle della polizia slovena sono una certezza alla quale non possiamo rinunciare!
*ex calciatore e allenatore