Federico Scotti*

Oggetti smart

CONDIVIDI

Sveglie, frigoriferi e altri oggetti possono essere collegati alla Rete e diventare più efficienti; ma l’IoT è usato anche nell’industria e nell’agricoltura. Attenzione però alla nostra privacy

clickbit 7-18

C’è una consuetudine anglosassone molto diffusa nel mondo dell’informatica: chiamare le cose con la loro sigla. Siamo passati dagli acronimi elettronici, chi non ricorda gli impianti “hi-fi” o le radio “fm”, a un vocabolario di poche lettere composto da Adsl, Bios, cd-rom, dvd, fino al www. Bene oggi vediamo a che punto siamo con l’IoT, l’internet of things. Ma cosa vuol dire esattamente internet degli oggetti? Vuol dire che gli oggetti di uso comune, sono collegati alla Rete e si scambiano dati e informazioni. E lo scopo qual è? Semplice, semplificarci la vita: l’esempio più diffuso è quello della sveglia che in caso di traffico suonerà prima. E attenzione, non è che la sveglia sia diventata un computer, la differenza con una tradizionale è solo la connessione a Internet. O meglio a un servizio sul Web che riceve le segnalazioni sul traffico da una parte e l’orario della sveglia dall’altra, a quel punto un algoritmo verifica se i due dati sono compatibili e ove necessario ne modifica uno (sarebbe bello se potesse scegliere quale modificare, ma far diventare tutti i semafori verdi da casa nostra al lavoro, solo per farci arrivare in tempo è un po’ egoistico). Pro

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

28/06/2018