Franco Gabrielli

Un anno di corsa

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Molti anni fa ho visto un film, “Gli anni di corsa”, una storia di amicizia, sullo sfondo di una Parigi del dopoguerra.

Un dialogo non l’ho mai dimenticato. Un vecchio sopravvissuto alla persecuzione nazista dice al ragazzo: «Di anni come questo tu non ne avrai tanti. Un uomo normale ne vive cinque, sei, in tutto l’arco della sua esistenza: il resto è solo una passeggiata lenta aspettando la fine. Questi anni invece sono quelli che determinano il tuo futuro: si scende in pista, sono gli anni della conquista senza tregua... Sono, diciamo, gli anni di corsa... Allora, quando si presentano, bisogna sapere darci dentro, eh... Anche se c’è troppa polvere e questa ti fa un po’ lacrimare. Bisogna essere capaci, capaci di berseli: tutti. Capisci?». 

Ebbene l’augurio che faccio a voi tutti, e prima ancora a me stesso, è che questo che stiamo per vivere sia “un anno di corsa”. Un anno per riappropriarsi dell’orgoglio di indossare la divisa della Polizia di Stato e vederla con maggiore frequenza nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Per rivendicare con fierezza l’appartenenza ad un Corpo che è, ed è stato, baluardo delle istituzioni democratiche di questo Paese, e che anche quest’anno ha pagato un alto tributo di sangue per la tutela della sicurezza dei nostri concittadini. 

A causa di un infelice blocco del turn over si è verificato un preoccupante processo di senilizzazione della nostra gente. Oggi abbiamo meno operatori, siamo meno di 100 mila a fronte di un organico previsto di oltre 117 mila, siamo più in là con l’età ed abbiamo, tra le nostre fila, colleghi talora demotivati, anche per la mancanza di concorsi interni che li hanno privati della legittima aspirazione a progressioni di carriera. 

Nonostante ciò anche il bilancio dell’anno passato è più che positivo. Malgrado le preoccupazioni della vigilia abbiamo, infatti, concluso, senza alcun incidente significativo, il Giubileo della Misericordia fornendo al mondo intero uno straordinario esempio di efficienza nella gestione della sicurezza. Dobbiamo inoltre essere fieri per il modo con cui, anche quest’anno abbiamo saputo affrontare la grande ondata di migranti che ha ormai raggiunto dimensioni bibliche. Anche il numero di reati, nonostante rappresentazioni mediatiche improntate all’allarmismo, è in calo. Chiudiamo il 2016 con il segno meno dinanzi a quasi tutte le tipologie di reato, a partire dagli omicidi fino ad arrivare ai furti e alle rapine, che maggiormente creano preoccupazione sociale.

Risulta, tuttavia, indifferibile un processo di rigenerazione che proviene, in primo luogo dal nostro interno. Questo non può essere demandato a nessun altro, se non a noi. E per non ridursi ad una velleitaria petizione di principio deve partire dalla nostra capacità di porre al centro di tale processo la cura ed il benessere della nostra gente. Perché come vado ripetendo ininterrottamente, come un mantra, nelle visite ai nostri uffici in tutt’Italia, il capitale umano è la nostra principale risorsa per garantire la sicurezza dei nostri concittadini, reali destinatari del nostro lavoro quotidiano.

Per raggiungere questo obiettivo abbiamo messo in campo le nostre energie migliori. Stiamo per concludere il riordino delle carriere e stiamo cercando di accelerare le procedure per l’assunzione di nuovo personale, per immettere nuova linfa tra le fila dei nostri operatori. Stiamo, inoltre, riformando le procedure di approvvigionamento e collaudo delle divise e delle dotazioni del nostro personale per garantire un equipaggiamento ed una strumentazione adeguati ed al passo con i tempi.

Dal punto di vista organizzativo abbiamo avviato un processo di reengineering dell’architettura del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e stiamo per avviare una analoga iniziativa anche per gli Uffici territoriali, per garantire una più razionale distribuzione dei presidi di polizia sul territorio ed un più efficiente impiego delle risorse umane e strumentali.

Tutte queste iniziative, i cui frutti si cominceranno a vedere già nel 2017, comportano, però, anche una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti noi. La responsabilità di onorare l’impegno assunto con il giuramento. L’impegno di onorare la pubblica funzione e assolvere questo compito con onore e disciplina. Un compito affidatoci dalla Repubblica. Chi tradisce, infanga la divisa, chi non rispetta le leggi, chi prevarica i più deboli, chi si erge a censore non è degno di indossare l’uniforme. 

Ed allora, con questo auspicio brindiamo a noi, alla nostra gente, a quest’anno trascorso insieme ed ai prossimi “anni di corsa”, da vivere tutti d’un fiato. 

Franco Gabrielli
Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza

10/01/2017